La chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino è situata nel colle che domina lo stagno di Simbirizzi, ad est della città di Quartu. Oggi è considerata una chiesa campestre, ma sappiamo che nel 1521 era la chiesa di Santa Maria del villaggio medievale di Simbilis. Scomparso il villaggio di Simbilis, verso il 1600, la chiesa fu dedicata a Nostra Signora del Buon Cammino, perché proteggesse i viandanti, dato che in quei tempi le comunicazioni erano difficili e le strade malsicure. Tuttavia continuò ad essere la protettrice delle vigne che sorgevano numerose intorno allo stagno. Il culto della Madonna venerata come Nostra Signora del Buoncammino fu introdotto in Sardegna verso il 1585 dai monaci agostiniani spagnoli, che fondarono alcune chiese e diedero vita all’associazione dei “viatores” (viandanti). Tra i viandanti che pregavano la Madonna c’erano i “carradores” (carrettieri) il cui lavoro presentava dei pericoli. Il titolo di Nostra Signora del Buoncammino sostituisce, in parte, quello più antico di Nostra Signora d’Itria, il cui culto è giunto in Sardegna con i Bizantini di Costantinopoli, dove la Madonna era venerata col titolo di Odighitria, nome greco che significa Nostra Signora della Guardia. Oggi La chiesetta si trova nel territorio della parrocchia di San Luca al Margine Rosso e si celebrano le feste di Nostra Signora del Buon Cammino, di Sant’Elia, di Sant’Andrea e di Sant’Anastasia. Fu costruita, probabilmente, poco dopo il 1325 da maestranze locali, sulle rovine di un preesistente edificio tardo-romano, come testimonia la costruzione muraria. Da allora fino ad oggi ha subìto numerosi restauri e modifiche. All’esterno la chiesa ha una semplice facciata a capanna, sormontata da un campanile a vela, risalente al 1325, preceduta da un piccolo loggiato con copertura a capriate, aggiunto, successivamente, nel 1500 per dare riparo ai pellegrini. Nella facciata si apre una porta rettangolare, anch’essa del 1500, che presenta stipiti e architravi in tufo con decorazioni di rosoni e rosette scolpite con cura da bravi “picaperderis” locali. Il prospetto posteriore con l’abside è nascosto da ambienti addossati nel 1900. Nei prospetti laterali sono presenti robusti contrafforti che bilanciano archi della struttura interna. All’interno la Chiesa è costituita da un'unica navata allungata, con copertura a capriate, che si conclude con l’abside in cui si trova il vecchio altare di pietra. Davanti all’abside si trova un polittico databile forse al 1700.
Il Polittico
E’ molto rovinato sia nella struttura che nella pittura e necessita di urgenti restauri. E’ in legno ed è costituito da tavole con raffigurazione di santi. La parte più interessante è la predella, formata da una serie di quadretti al centro dei quali campeggia una battaglia navale, senza dubbio quella di Lepanto (1571), che ha costituito un’importante vittoria della cristianità sul mondo musulmano. Ai lati, nei quadri più stretti, si susseguono alcuni santi martiri a cui i Sardi erano particolarmente devoti, nei quadri più larghi sono raffigurati invece i quattro Evangelisti. Le figure sono graziose e l’insieme delle raffigurazioni è ben proporzionato. I polittici sono chiamati anche “retabli”, parola spagnola che deriva dal latino “retro tabula” ed indica ciò che sta dietro l’altare. Infatti la funzione del retablo era quella di rivestire e nascondere la parete che stava dietro l’altare. I retabli raffiguravano storie sacre, sono opera di maestri rimasti anonimi, si trovano a volte nascosti in chiese lontane dai grossi centri, molti sono sconosciuti alla maggior parte delle persone