Con la fondazione della parrocchia di San Luca Evangelista, il 7 dicembre 1985, è nata anche la festa per il Santo Patrono, la cui memoria cade il 18 ottobre.
La festa di San Luca è molto sentita e richiama un gran numero di fedeli per le sue peculiari caratteristiche che, fin dal principio, l’hanno differenziata dalle feste tradizionali sarde e contribuisce a creare momenti di aggregazione ed a suscitare il senso di appartenenza in una comunità sparsa su un vasto territorio, molto eterogenea, che ha sempre avuto una componente multietnica. Ecco allora la festa di San Luca intesa come momento di preghiera per chiedere al Patrono aiuto, protezione, grazie, ma anche come momento aggregante di una comunità intesa come comunità spirituale. In questo senso la festa del Patrono assume fin dall’inizio una fisionomia che si può spiritualmente ricollegare a quanto descritto negli Atti degli Apostoli sulle prime comunità cristiane. I festeggiamenti si articolano in vari momenti distribuiti nell’arco di alcune settimane: un triduo di preparazione, le celebrazioni liturgiche ed i festeggiamenti civili. Il triduo di preparazione precede la festa liturgica e consiste sia in incontri di preghiera sia in incontri su tematiche inerenti la figura di San Luca ed i suoi scritti. Il centro dei festeggiamenti del Patrono è la celebrazione della Santa Messa solenne il 18 ottobre; se questo è un giorno feriale la celebrazione viene rimandata alla domenica più vicina a tale data. Dal 1995 , dopoché la famiglia Fanti fece dono della statua di San Luca, è tradizione celebrare la Messa solenne nella tarda mattinata in spiaggia nell’ultimo tratto del Poetto di Quartu, di fronte al ristorante “Il Gabbiano”, dove viene allestito l’altare in una piccola “oasi” costituita da alcuni vecchi pini.
Il simulacro di San Luca arriva dal mare su un’imbarcazione partita dal porticciolo di Marina Piccola, scortato da diversi natanti. Una piccola folla attende il Santo sulla riva del mare: il parroco, autorità religiose, numerosi parrocchiani e gli ultimi bagnanti che frequentano la spiaggia, i quali si avvicinano incuriositi. Un grande applauso, accompagnato dalla musica della banda cittadina, accoglie lo sbarco del simulacro. Per l’occasione viene letto un brano tratto delle “sezioni noi” degli Atti degli Apostoli; quindi il simulacro viene sistemato su una portantina e condotto vicino all’altare. Segue la Messa solenne celebrata dal Vescovo o dal suo Ausiliare, dal parroco e da altri sacerdoti, arricchita dai canti del coro parrocchiale. Terminata la Celebrazione Eucaristica la statua del Santo viene portata in processione fino alla sede parrocchiale mentre si alternano ancora letture tratte dalle “sezioni noi” e preghiere litaniche, incorniciate da stacchi musicali della banda cittadina.
Giunti sul sagrato si legge l’invocazione al Santo e viene impartita la Sacra Benedizione, perché lo Spirito Santo aiuti e diriga ad essere missionari come anche San Luca ci insegna. Dal pomeriggio della domenica e per tutta la settimana successiva è un susseguirsi di festeggiamenti “civili”. Essi hanno lo scopo non solo di “far festa” in onore del nostro Patrono, ma di cementare i rapporti umani e creare solidarietà. I festeggiamenti civili sono cambiati nel corso degli anni, ma sempre con l’intento di creare iniziative finalizzate alla socializzazione o a raccogliere fondi per necessità di volta in volta diverse: per i poveri, per le missioni, per gli alluvionati, per i terremotati, per la costruzione della nuova chiesa e dei locali annessi. Quando era sede parrocchiale il vecchio Fortino, dato l’esiguo spazio al suo interno, tutte le celebrazioni più importanti e tutte le manifestazioni si svolgevano all’aperto. Per la festa di San Luca le signore, negli spazi intorno alla chiesa, allestivano le loro bancarelle fatte di centrini e lavori ad uncinetto donati sia dalle parrocchiane che delle anziane della Casa riposo Santa Maria, lotteria e tombolate avevano come tetto il cielo, la famiglia Tocco metteva a disposizione il proprio furgone per ospitare gli oggetti della “pesca miracolosa”. Sul lato sinistro del Fortino si arrostivano salcicce che, insieme a dolci e altre leccornie, portate da tutti, costituivano una sostanziosa e appagante merenda condivisa. Quando poi è stato costruito l’edificio di via Nora, tutte le attività si sono trasferite nella “nuova” chiesa, più ricca di spazi sia all’interno che all’esterno. Il primo edificio a sorgere è stato il seminterrato nel 1992, subito utilizzato per le necessità di culto, ma che si trasformava all’occorrenza in palestra, oratorio, teatro e sala mensa e tanto altro ancora. All’aperto si sono sempre svolti giochi per bambini ed adulti, dalla corsa dei sacchi al tiro alla fune, dalla biciclettata al torneo di bocce, dalle esibizioni di pattinaggio a rotelle ai tornei di calcetto per bambini o scapoli contro ammogliati. Il momento conclusivo dei festeggiamenti in onore del Patrono si è cristallizzato dal 1993 la domenica successiva alla celebrazione liturgica con il “pranzo comunitario”, così chiamato basandosi sull’esempio delle prime comunità descritte dall’Evangelista, dove ognuno porta ciò che può e lo condivide con gli altri.
Si allestiscono nel seminterrato lunghe tavolate dove è possibile fare nuove amicizie, sedendosi accanto a qualcuno di cui fino ad allora si ignora l’esistenza, o consolidare le vecchie. Poiché l’amicizia è propedeutica all’amore lo stare assieme e il condividere significa continuare la strada che il nostro Patrono nei suoi scritti ha indicato.