Carissimi parrocchiani,
il mistero della Pasqua che abbiamo appena celebrato nella fede è stato un momento di una portata tale che noi non siamo in grado di comprenderlo. Nella Chiesa viene vissuta dentro un tempo liturgico lungo 50 giorni, ma in effetti da quando Gesù è risorto siamo entrati nel tempo pasquale, ove siamo tuttora. Ancor di più, in virtù del battesimo che abbiamo ricevuto, il mistero della Pasqua è stato impresso in noi come sigillo indelebile che ci ha procurato la salvezza, immergendoci nel tempo di Dio perché assaporassimo l'eternità. Ecco perché la liturgia pasquale è ricchissima di riferimenti battesimali, perché si vuole ringraziare Dio per un dono tanto grande da potersi comprendere appieno solo in cielo. Il ringraziamento è espresso per tutti i battezzati, ma in particolare per quegli adulti che la notte di Pasqua hanno ricevuto i sacramenti dell'iniziazione cristiana, cioè i neofiti. Nella nostra comunità, il Signore ha toccato il cuore di un giovane trentenne che, dopo un cammino di conversione, ha chiesto di diventare cristiano: preparatosi per diversi mesi, è stato battezzato e cresimato dal vescovo in Cattedrale. Si chiama Massimo. Mi avete sentito parlare di lui molte volte, perché è la stessa liturgia a richiederlo, mentre i documenti della Chiesa incitano la comunità ad esprimere la sua accoglienza attraverso la preghiera, l'attenzione e l'amore per coloro che sono stati inseriti nella piena comunione ecclesiale attraverso il lavacro di rigenerazione. Non vi faccia quindi meraviglia se ancora mi sentirete citare il suo nome, perché il dono di Dio fatto a lui è un dono fatto anche a noi, che godiamo della risurrezione che il Signore ha compiuto in Massimo. Nella sua vediamo la nostra e capiamo ancor meglio quanto sia stato importante per noi essere diventati figli di Dio. Il tempo di Pasqua ci servirà a prenderne consapevolezza, affinché con tutta la Chiesa testimoniamo con certezza di fede che Gesù è l'unico Salvatore del mondo.
Buona Pasqua!
Don Albino