ESSERE A SERVIZIOIl PastoreLa cultura agropastorale della nostra isola rende più facile avvicinarsi all’immagine che Gesù aveva dinanzi a sé quando si definì buon Pastore. Il Pastore soprattutto vive col suo gregge e condivide la vita delle sue pecore. Per questo è d’obbligo la residenza del parroco nella sua parrocchia anche come abitazione privata, mentre è dovere formale di ogni parroco risiedere nella casa canonica laddove esista. È doveroso che tutte le parrocchie siano fornite di una degna abitazione perché il parroco vi possa risiedere. Risiedere per condividere, cioè essere vicino alle persone, alle famiglie ed essere presente soprattutto in tutte quelle situazioni di croce che solo la presenza può far conoscere e condividere. Che nessun parroco lasci la parrocchia per un tempo prolungato senza avvertire il Vescovo e senza aver provveduto alla propria sostituzione non soltanto nelle liturgie ma anche nell’assistenza spirituale.• Con la ParolaNutre con la Parola il suo popolo curando personalmente o facendosi aiutare nel ministero della predicazione ordinaria e straordinaria. Prima di tutto curi le omelie durante le celebrazioni liturgiche domenicali e occasionali. Nelle liturgie domenicali potrà incontrare i fedeli praticanti che attingeranno dalla Parola spezzata dal parroco la luce che dovrà accompagnarli tutta la settimana e dare lo stile spirituale alla vita della parrocchia. Che mai venga usato lo spazio riservato all’omelia ad altri scopi al di fuori dell’annuncio della Parola del Signore. Nelle altre liturgie come quelle del Battesimo, dei Matrimoni e dei Funerali il parroco avrà l’occasione per far giungere il messaggio di salvezza anche ai cristiani che praticano solo occasionalmente. L’omelia deve essere preparata nella preghiera e accompagnata dalla preghiera. Il parroco è poi il responsabile primo e diretto di tutta la catechesi organica che si tiene nella sua parrocchia. Anche se incaricherà i catechisti, della cui competenza e dignità è sempre diretto responsabile e dei quali curerà la formazione, rimane il garante della crescita nella fede dei suoi fedeli di qualsiasi età.Sarà bene che abitualmente visiti i gruppi di catechismo, ne animi l’impegno e orienti tutto quanto viene proposto verso la comunione con Dio che è lo scopo primario della catechesi.Non manchi nelle parrocchie la proposta di una catechesi straordinaria in occasione delle feste da preparare con appropriati tridui o novene di predicazione e la celebrazione delle missioni popolari almeno ogni cinque anni.• Sostiene con i sacramentiChe i sacramenti siano sempre preparati dall’evangelizzazione perché possa essere colto sempre il loro reale significato e possano essere ricevuti con frutto. Il parroco è il ministro ordinario dei sacramenti nella sua parrocchia; ma se per motivi diversi venisse richiesto dell’autorizzazione per poterli celebrare in altra parrocchia, la conceda volentieri come segno di comunione con le altre comunità e di condivisione dello stesso sacerdozio con i confratelli. I sacramenti siano celebrati con la massima dignità come i segni più alti della nostra fede. I sacerdoti siano sempre disponibili e preferiscano questa a qualsiasi altra attività apostolica. Soprattutto è richiesta la massima disponibilità per il sacramento della Riconciliazione, per il quale si desidera nelle chiese una presenza disponibile del sacerdote perché i fedeli possano avvicinarsi alla confessione con calma e preparazione, soprattutto quando sono condotti dallo Spirito. È richiesta particolarmente una presenza quasi continua di sacerdoti disponibili per l’accoglienza sacramentale nelle chiese delle città e delle parrocchie più grandi. Sarà particolarmente preziosa l’opera dei sacerdoti anziani che, liberi da altri impegni pastorali, possono dedicarsi con piena disponibilità a questo ministero. Anche la celebrazione dei sacramentali sarà curata con attenzione, soprattutto facendoli precedere dall’evangelizzazione perché nel loro uso sia eliminata ogni ombra di atteggiamento magico ed essi risultino sempre manifestazione della fede nel Signore che viene incontro ai suoi figli con la sua Benedizione. Particolarmente delicato è il ministero dell’esorcis-ta che potrà essere esercitato solo da coloro a cui il Vescovo ne avrà concesso l’autorizzazione.• Anima con la sua guidaIl pastore, a differenza del mercenario, è responsabile della vita del suo popolo che guiderà non spadroneggiando su di esso ma con l’animazione. La sua responsabilità pastorale sarà condivisa dai vari organi di partecipazione, come il Consiglio Pastorale, che dovrà essere istituito in ogni parrocchia, e il Consiglio degli Affari Economici, che ogni parrocchia è obbligata ad avere. Il primo responsabile rimane comunque il parroco e l’ultima parola spetta a lui. Guiderà la comunità soprattutto responsabilizzando tutti perché ciascuno metta a servizio degli altri quei carismi che ha ricevuto. Più che il responsabile di tutto e di tutti si ritenga il responsabile della responsabilità di tutti. Abbia come scopo della sua azione pastorale l’attuazione del Vangelo, in maniera da fare della sua comunità un’autentica parabola evangelica che tutti possano leggere e così glorificare il Padre nostro che è nei cieli. In questo modo il parroco si consideri servo di tutti e nel suo servizio non faccia differenza di persone, ma ciascuno si senta amato e accolto. Ricordi sempre che la sua presenza è presenza sacramentale di Cristo in mezzo ai suoi fedeli.• Unito al Vescovo “Tutti i presbiteri, insieme ai Vescovi partecipano dell’unico sacerdozio e ministero di Cristo e la stessa unità di consacrazione e di missione esige la comunione gerarchica dei presbiteri con l’ordine dei Vescovi. I Presbiteri avendo presente la pienezza del Sacramento dell’Ordine dei Vescovi, venerino in essi l’autorità di Cristo Sommo Pastore. Siano dunque uniti al Vescovo con sincera carità e obbedienza”. La comunione col Vescovo è un fatto di fede e fa parte della fede nel proprio sacerdozio che ogni presbitero deve professare. L’obbedienza promessa il giorno dell’ordinazione sacerdotale e rinnovata ogni volta che viene conferito un nuovo ufficio non è passiva e inerte accoglienza di quanto la diocesi propone, ma piena collaborazione e impegno nel realizzare quelle proposte pastorali che il Vescovo presenta come esigenze immediate del popolo cristiano. I fedeli vedano nella comunione del proprio parroco col Vescovo la garanzia di essere in comunione con l’unica Chiesa di Cristo fondata sugli apostoli e la certezza di essere in autentica comunione con Dio. Per questo, ogni presbitero curi di avere sempre rapporti sani col Vescovo, chiarendo ogni equivoco che potrebbe nascere per la naturale caducità umana e niente possa interrompere quella comunione di spirito che è sorgente di grazia.• Nell’unico presbiterio diocesanoDiventando sacerdoti i presbiteri non sono assunti in un servizio che ciascuno può svolgere come libero professionista, ma sono introdotti in un presbiterio che rappresenta la vera famiglia sacerdotale della diocesi. “Ciascuno dei presbiteri è dunque legato ai confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e dell’incondizionata collaborazione, manifestando così quella unità con cui Cristo volle che i suoi fossero una cosa sola, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato inviato dal Padre.” Entrando nel presbiterio ciascun sacerdote senta di prendere in carico i propri confratelli condividendo i propri beni e partecipando alle diverse croci che nel ministero non mancano. Soprattutto sarà importante che gli anziani partecipino il tesoro della loro esperienza ai giovani e i giovani mettano le loro energie a disposizione degli anziani, soprattutto per i ministeri più faticosi. Dio si serve delle cose umili e povere per confondere i sapienti perché nessuna carne si glorifichi dinanzi a Lui. Solo la consapevolezza della dignità del dono del sacerdozio e la coscienza della propria indegnità potrà liberare i sacerdoti dalla piaga della demolizione vicendevole che potrebbe arrivare fino a divorarsi gli uni con gli altri. Dalla salute del presbiterio dipende molto della efficacia dell’evangelizzazione. I ritiri mensili, la partecipazione alle feste delle parrocchie, la condivisione dei momenti gioiosi e tristi dei confratelli e, infine, le concelebrazioni di tutto il presbiterio col Vescovo, prima tra tutte quella del Giovedì santo, sono i modi per rispondere al desiderio di Cristo “che siano una cosa sola”. Simona & Roberto
Sinodo della diocesi di Cagliari
Dicembre 2010