Essere a servizio Nella Chiesa da presbitero L’assemblea sinodale ha manifestato un’affettuosa attenzione ai presbiteri manifestando la fede della nostra Chiesa e la riconoscenza a Dio per aver dato alla Chiesa di Cagliari presbiteri che l’hanno edificata con l’esempio e la parola. Al presbitero si richiede soprattutto autenticità di vita: che la sua vita corrisponda al ministero che esercita in nome di Dio. Vita e ministero devono coincidere. È formalmente richiesto da tutti che il prete sia un vero uomo di Dio e che con la sua vita esprima l’immagine di Cristo. Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di fede viva, autentico testimone delle cose di lassù. Che la sua fede sostanzi la speranza di cui deve essere capace di dar ragione e che egli rappresenti la forza trainante di tutto il popolo di Dio sulle orme di Cristo. Con la sua carità sia l’espressione dell’amore di Dio per l’uomo e rappresenti in ogni occasione quel supplemento di amore necessario perché la famiglia dei figli di Dio rimanga unita e fedele. Il popolo cristiano ha fede nel sacerdote e desidera vedere in lui soprattutto l’immagine di Gesù buon Pastore che edifica e guida la famiglia dei figli di Dio. Vede soprattutto il sacerdote legato stabilmente alla sua comunità parrocchiale ed esprime il desiderio che ogni comunità abbia il suo sacerdote. Per rispondere alle esigenze legittime dei fedeli quindi il sacerdote deve tendere con tutte le forze alla santità come ha promesso il giorno della sua ordinazione sacerdotale. Mentre il popolo cristiano, che non intende rassegnarsi a non avere sacerdoti santi, li aiuterà con la preghiera e con l’esortazione a camminare sulle vie della perfezione evangelica. Il presbitero - Il Seminario La vita del presbitero comincia in Seminario dove si svolge la sua formazione al sacerdozio. Per questo il Seminario rappresenta uno degli interessi più grandi di tutta la comunità diocesana, perché è la comunità in cui si formano i futuri apostoli. Il Seminario è la comunità formata da coloro che, percepita la vocazione al sacerdozio, vivono insieme il Vangelo. Essi potranno così verificare, sotto la guida del Vescovo e di sacerdoti a ciò destinati, l’autenticità della propria vocazione, attraverso una profonda esperienza di Dio fatta nella preghiera; attraverso un’esperienza di Chiesa, realizzata nella vita comune a contatto con la diocesi; e attraverso una esperienza pastorale, che permetta loro di intravedere quale sarà la futura vita del prete. Potranno così formarsi a quello che sarà il futuro ministero in vista della ordinazione sacerdotale. L’Arcidiocesi di Cagliari ha il suo Seminario minore, costituito da una comunità di giovani liceali con seri interessi vocazionali, e il suo Seminario maggiore per accogliere gli studenti di filosofia e teologia e quegli adulti che seriamente aspirano al sacerdozio e stanno curando a diversi livelli la loro preparazione. A seconda delle necessità della preparazione l’Arcivescovo potrà utilizzare per la formazione anche la disponibilità degli altri Seminari maggiori come il Seminario regionale e i vari Seminari di Roma. Il Seminario è guidato da un particolare statuto e regolamento che ne prevede tutta l’articolazione e l’organizzazione. Una apposita commissione formata da sacerdoti seguirà il lavoro formativo dei Seminari ed esaminerà le domande di ordinazione che i candidati rivolgeranno all’Arcivescovo. Tutta la diocesi sia coinvolta nell’interesse per le vocazioni sacerdotali e per la vita del Seminario sia con la preghiera che con la collaborazione economica. Ogni parrocchia avrà il suo punto di riferimento nell’Opera delle Vocazioni Sacerdotali. Dinamiche naturali e soprannaturali Ogni presbitero comincia la sua missione con l’ordinazione sacerdotale che orienterà tutta la sua vita, coinvolgendolo esistenzialmente in modo da essere totalmente identificato con la sua missione sacerdotale. La vita di fede, la certezza di compiere la volontà di Dio che si manifesta attraverso il Vescovo, la condivisione con il presbiterio che diventa amicizia e comunione con i sacerdoti, l’unica passione di salvare le anime costituiscono la struttura portante della vita di ogni sacerdote. Per ogni presbitero è di somma importanza aver chiaro qual è il vertice a cui tendere con la sua vita personale, per non perdersi nella ricerca di altri interessi che potrebbero compromettere soprattutto la pace interiore e quindi il dinamismo pastorale producendo tristezza e pigrizia. Lo scopo della vita del prete non è né la carriera né il denaro, ma il progressivo raggiungimento dell’intimità con Cristo che lo condurrà alla sempre più perfetta identificazione con Lui. Cristo e la sua amicizia è lo scopo unico della vita del prete. In Lui trova l’integrazione affettiva di tutti i suoi desideri. I sacerdoti giovani I primi anni di vita sacerdotale sono caratterizzati dal classico entusiasmo giovanile ma anche dalla fragilità tipica della giovane età. Per questo i sacerdoti giovani rappresentano necessariamente l’oggetto della massima attenzione di tutto il presbiterio diocesano. È auspicabile che le prime esperienze di vita sacerdotale avvengano accanto ad un sacerdote maturo che accompagni il giovane sacerdote nei primi anni. Soprattutto si curi che siano seguiti spiritualmente e fin dai primi anni di sacerdozio imparino ad integrare preghiera e attività apostolica, in modo che tutto sia sostenuto da una robusta vita interiore. Per questo nessuno si senta dispensato dalla affettuosa ma anche coraggiosa correzione in caso di leggerezze o di veri e propri errori di cui i confratelli potrebbero rendersi realmente colpevoli. Con sincera carità si intervenga con la necessaria correzione evangelica da parte di chi venisse a conoscenza che qualche confratello è venuto meno ai suoi doveri fondamentali. I sacerdoti maturi La maturità è un dono che comporta anche grandi responsabilità. Lo stesso nome presbitero richiama maturità, ma quando alla fiducia della Chiesa che ci considera tali corrisponde anche una vera esperienza di vita, aumenta la responsabilità nei confronti della propria Chiesa e del proprio presbiterio. Chi ha raggiunto una vera maturità non corre il rischio di sentirsi un arrivato che ormai sa tutto e a cui nessuno ha più niente da insegnare. È augurabile che alla maturità umana corrisponda anche una autentica maturità spirituale. Sia sempre più profondo lo spirito di preghiera, aumenti il distacco dalle cose materiali, cresca in tutto la visione di fede e di giorno in giorno cresca la sua amicizia con Cristo che renda il ministero del presbitero effettivamente efficace nella salvezza delle anime. I sacerdoti anziani L’anzianità è sicuramente un dono che Dio fa alla persona e alla Chiesa. Il sacerdote anziano, libero ormai da tutta la parte organizzativa e materiale che la pastorale necessariamente comporta, potrà svolgere il suo ministero lavorando e incontrando personalmente le persone per ascoltare tutti con calma e serenità ed essere vicino a ciascuno nel suo cammino verso il Signore. Tanti sacerdoti anziani sono stati e saranno sempre una grande benedizione per la nostra Chiesa proprio per questo ministero che alcuni giustamente definiscono classico. Questo Sinodo ha affermato tutto l’apprezzamento per i sacerdoti di una certa età che mettono a disposizione delle parrocchie e dei singoli fedeli la loro maturità sacerdotale confermando la fiducia e la gratitudine verso di loro. I sacerdoti, giunti al settantacinquesimo anno di età, sono invitati a rimettere nelle mani del Vescovo quell’incarico che era stato loro affidato dalla Chiesa. Nessuno lo faccia con lo spirito con cui un impiegato lascia l’ufficio per la pensione, ma con lo spirito di chi è consapevole che il Signore gli sta chiedendo qualcosa di diverso per cui riceve le grazie opportune. La Chiesa diocesana avrà cura che i sacerdoti che hanno offerto la loro vita e tutte le loro forze nell’attività apostolica non manchino della necessaria assistenza nel momento della prova. Si avrà cura di facilitare ad essi lo svolgimento di una forma adeguata di ministero sacerdotale e specialmente la celebrazione della Santa Messa. La morte è sicuramente il più grande atto di fede e l’offerta integrale della vita insieme all’offerta di Cristo, e la partecipazione completa alla sua Redenzione. Anche per il sacerdote è il momento culminante del suo cammino verso Cristo. Ciascuno si prepari a viverla come il momento più alto della sua evangelizzazione, soprattutto se preceduta da una prolungata passione sul Calvario della malattia. Ciascun sacerdote ricordi di provvedere per tempo alle sue proprietà perché tutto quello che ha ricevuto dalla Chiesa sia consegnato alla Chiesa. Simona & Roberto
Sinodo della diocesi di Cagliari
Novembre 2010