Il mese di maggio è quello durante il quale la Liturgia ci parla della Chiesa delle origini e di Maria, Madre della Chiesa. Continua e termina in questo numero la stimolante riflessione di Fratel Carlo Carretto, tratta dal suo libro “Ho cercato e ho trovato”, di cui il mese scorso ho proposto la prima parte. “Qui sta il mistero della Chiesa di Cristo, vero, impenetrabile mistero. Ha il potere di darmi la santità ed è fatta tutta quanta, dal primo all’ultimo, di soli peccatori, e che peccatori! Ha la fede onnipotente e invincibile di rinnovare il mistero eucaristico, ed è composta di uomini deboli che brancolano nel buio e che si battono ogni giorno contro la tentazione di perdere la fede. Porta un messaggio di pura trasparenza ed è incarnata in una pasta sporca, come sporco è il mondo. Parla della dolcezza del Maestro, della sua non-violenza, e nella storia ha mandato eserciti a sbudellare infedeli e torturare eresiarchi. Trasmette un messaggio di evangelica povertà, e non fa che cercare danaro e alleanze con i potenti. (...) Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era come un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nell’umiltà e nella coscienza della propria fragilità. No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole, che sono io. E poi cosa contano le pietre? Ciò che conta è la promessa di Cristo, ciò che conta è il cemento che unisce le pietre, che è lo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo è capace di fare la Chiesa con delle pietre mal tagliate quali siamo noi! Solo lo Spirito Santo può tenerci uniti nonostante noi, nonostante la forza centrifuga che ci è data dal nostro orgoglio senza limiti. Io, quando sento la contestazione contro la Chiesa, ci prendo gusto e la sento come una meditazione profonda, seria, scaturita da una sete di bene e da una visione chiara e libera delle cose. “Dobbiamo essere poveri… evangelici… non dobbiamo credere all’alleanza con i potenti, ecc. ecc.”. Però alla fine sento che questa contestazione, come riguarda il mio parroco, riguarda pure me come persona, e mi sento nella stessa barca, nella stessa famiglia, consanguineo di peccatori immatricolati e peccatore io stesso. E’ allora che cerco di contestare me stesso e mi accorgo come sia difficile la conversione. Perché potrebbe darsi, e capita, che mentre sto in sala – dopo un lauto pranzo a discutere sui brucianti problemi del colonialismo – io dimentichi in cucina mia moglie o mia madre tutta sola a lavare i piatti usati nel festino con amici sociologi raffinati. Lo spirito del colonialismo non è forse nel nodo dei nostri cuori? Perché può darsi, e capita, che nello stesso istante in cui io mi scaglio con furore contro i peccati commessi dall’orgo-glio razziale dei bianchi sui neri, io scopra di essere il tipo che ha sempre ragione, che dice a suo padre di non capire niente perché è un povero contadino, e brucia ogni giorno un po’ di incenso davanti a questo idolo che ha avuto la fortuna di essere un “direttore”, un “capo”, un “impiegato”, un “maestro”, e se è donna, “un bel corpo”. E’ allora che mi viene in mente la parola di Gesù: “Non giudicate, affinché non siate giudicati, poiché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi” (Mt 7,1-2). No, non è male contestare la Chiesa quando la si ama; è male contestarla sentendosi al di fuori come dei puri. No, non è male contestare il peccato e le cose brutte che vediamo; è male addossarle agli altri e credersi innocenti, poveri, mansueti. Questo sì che è male…” Buon mese mariano a tutti! Don Paolo
La parola del parroco
Maggio 2010