Gli ultimi ritocchi ai bagagli – “il bagno schiuma va nel bagaglio da imbarcare” “c’è posto per un maglione?” “no, mettitelo “ “le chiavi dei pattini?” “non ci stanno!”- e finalmente il gruppo può imbarcarsi alla volta di Treviso. Siamo in trasferta per i Campionati Italiani di pattinaggio spettacolo, che si svolgeranno a Conegliano Veneto, un paesino a una cinquantina di chilometri da Treviso. Arrivati in perfetto orario a Treviso, decidiamo di andare a mangiare prima di affrontare il viaggio verso Vazzola, dove alloggeremo. Il solito Mac Donald’s è pronto ad accoglierci; tutte le ragazze si precipitano nei tavolini sistemati all’aperto e altrettanto precipitosamente dopo poco rientrano all’interno. Cos’è successo? Niente di grave ma pare che i piccioni, ormai sfrattati da Piazza San Marco a Venezia, si siano trasferiti in massa qui, ben decisi a pranzare con il nostro cibo. Alle due riprendiamo il viaggio e in “appena” due ore riusciamo a raggiungere il nostro albergo. La prima impressione è disastrosa: l’albergo è in chiusura e decisamente fatiscente- siamo gli ultimi ospiti, ci informa l’albergatore- il paesino è piccolo e non c’è né un ristorante né una pizzeria. Decidiamo comunque che per la prima notte non abbiamo altra scelta e l’albergatore si mette a nostra disposizione per procurarci da mangiare, preparare dei tavoli e così via. Nei giorni seguenti restiamo comunque nel paesino, dove tutti, devo dire la verità, oltre a girarsi sorpresi e incuriositi da questo gruppo di circa quindici ragazze, ci riempiono di gentilezze. Il giorno della gara, ad esempio, rientrati in albergo un po’ provati dalla giornata, non possiamo rifiutare l’invito del nostro albergatore che festeggia il suo trentesimo compleanno offrendoci torta e bevande e chiedendoci di ballare nel bar dell’albergo, dove nei fine settimana organizza una mini discoteca. Non è mancato neppure il momento della gita a Venezia, splendida come sempre e dove riusciamo anche a fare un giro in gondola e a ballare in piazza. E sì, perché mentre ci avviamo alla stazione, tra una visita e l’altra ai vari negozietti, ci imbattiamo in un capannello di persone che assistono al concerto di due “artisti di strada”, due giovani che suonano battendo su una scatola di cartone e su un casco antinfortunistica e soffiando in uno strumento a tre canne fatto con materiale da cantiere stradale. In un attimo siamo accanto a loro a improvvisare un ballo di gruppo, che dopo un po’ coinvolge, a poco a poco, quasi tutti i presenti, mentre chi non balla riprende la scena molto divertito. Ma veniamo alla parte più importante, cioè alla gara. Buona parte della giornata, e anche della sera precedente, la passiamo con pettinature e trucchi; finalmente, con il viso per metà coperto di scintillanti paillettes (il giorno dopo sembra che il gruppo sia stato colpito da un attacco di varicella) e in testa una parrucca di un improbabile color rosa shoc-king, le ragazze sono pronte ad entrare in pista. La coreografia va bene, tutto fila senza intoppi e riusciamo anche a non arrivare ultimi. Certo ci manca ancora un po’ di esperienza, la specialità è molto praticata in Veneto e in Friuli, dove la qualificazione per gli italiani è una dura battaglia tra gruppi ben agguerriti, ma siamo andati meglio dello scorso anno e, per il momento, siamo contenti dell’es-perienza. Lunedì è il giorno del rientro e, partiti dall’albergo alle 8.30, a fatica arriviamo all’aeroporto alle 11.30, appena in tempo per il ceck-in. Ma, come sempre succede, i bagagli nel viaggio sono lievitati e non si riesce a farli rientrare nei limiti di peso. Silvia con decisione si rivolge agli addetti della Ryanair e li minaccia di salire sull’aereo con i pattini ai piedi se non ci concedono un po’ di comprensione. “Ma quanti siete?” “Con i pattini in tredici” “Va bene, va bene passate pure”. Nonostante ciò, mentre gli altoparlanti invitano ad affrettarsi perché l’aereo è in partenza, nella sala partenze c’è un caos di valige aperte, di pacchi e pacchetti che viaggiano da una valigia all’altra e di valige che vanno e vengono dalla bilancia, di ragazze che si in-filano pantaloni, magliette e maglioni sopra gli abiti che hanno indosso. Ma finalmente riusciamo a spingere tutti sull’aereo e ritornare a casa senza perdere nessuno!! Alla prossima!
Carmen