Sinodo della diocesi di Cagliari

Marzo 2011
 

ESSERE A SERVIZIO

 

Nella Chiesa da laico

 

 Uguale dignità tra i cristiani e compito specifico dei laici

 

Il Concilio Vaticano II ha definitivamente riscoperto all’interno della Chiesa la figura e il ruolo del fedele laico. Infatti, superando la classica separazione tra clero, religiosi e laici, ha affermato la uguale dignità di tutti i battezzati, partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Gesù Cristo.  Nella Chiesa dunque non c’è alcuna contrapposizione tra clero, religiosi e laici; non ci sono i protagonisti, i “soggetti attivi” da una parte, e chi “usufruisce di un servizio”, passivamente, dall’altra: tutti i battezzati formano in Cristo un solo corpo. L’uguaglianza della dignità però non significa confusione di ruoli e ministeri. Per questo motivo il Concilio si è sforzato di trovare un campo d’azione specifico per il fedele laico e lo ha indicato con queste due affermazioni: “Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici… Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”.

 

Corresponsabilità e unità nella Chiesa-comunione

 

 “Il senso della corresponsabilità dev’essere l’anima della pastorale del XXI secolo, come dei secoli a venire”. La corresponsabilità di tutti i cristiani nasce dal fatto che la Chiesa, comunità d’amore, deriva dalla Trinità, e la comunione tra i battezzati è il riflesso dell’arcana unità delle tre Persone Divine. Per questa motivazione teologica, ciascuno, laico o costituito nell’Ordine sacro, ne porta la responsabilità personale di fronte a Cristo. La corresponsabilità dunque non deve essere considerata semplicemente come una strategia pastorale, ma come una caratteristica essenziale e strutturale della Chiesa. I fedeli laici agiscono nel mondo non per mandato della gerarchia ma in forza del loro battesimo che li unisce a Cristo. I doni particolari effusi dallo Spirito devono però essere vissuti nella comunione. Anzi, il primo dono che lo Spirito fa alla Chiesa è proprio quello della comunione. Il laico non può mai isolarsi dalla comunità ma deve vivere la fraternità, considerando i propri carismi complementari a quelli degli altri. In questo modo egli diverrà artefice di comunione nella Chiesa.

 

 Vocazione alla santità attraverso la vita nel mondo

 

La vocazione fondamentale di ogni cristiano è la chiamata alla santità. I fedeli laici rispondono a tale chiamata partecipando alle attività terrene, pienamente inseriti nelle realtà temporali: “Essi, infatti, debbono santificarsi nell’ordinaria vita professionale e sociale. Perché possano rispondere alla loro vocazione, dunque, i fedeli laici debbono guardare alle attività della vita quotidiana come occasione di unione con Dio e di compimento della sua volontà, e anche di servizio agli altri uomini, portandoli alla comunione con Dio in Cristo”. Come ha rilevato il Sinodo dei Vescovi del 1987, che ha discusso sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, il cammino dei fedeli laici nel post-concilio non è stato esente da difficoltà e pericoli. Sono sempre vive due tentazioni: quella di “clericalizzarsi” riservando troppo interesse ai servizi intraecclesiali e disimpegnandosi nella famiglia e nella società; e quella di “secolarizzarsi”, separando fede e vita.

 

Risposta generosa e formazione del fedele laico

 

Se è vero che il fedele laico riceve una vocazione direttamente da Cristo, è indispensabile innanzitutto che risponda generosamente alla chiamata del Signore, come afferma l’Apostolicam Actuositatem: “Il Sacro Concilio scongiura ardentemente nel Signore tutti i laici a rispondere volentieri, con animo generoso e con cuore pronto, alla voce di Cristo, che in quest’ora li invita con maggiore insistenza, e all’impulso dello Spirito Santo”. In secondo luogo oggi è quanto mai urgente la formazione dei laici: “L’apostolato può raggiungere piena efficacia soltanto mediante una multiforme e integrale formazione; la quale è richiesta non soltanto dal continuo progresso spirituale e dottrinale del laico, ma anche dalle varie circostanza di cose, di persone, di compiti a cui la sua attività deve adattarsi”. La Chiesa di Cagliari se ne fa carico in diverse forme e sostiene gli Istituti che ne curano l’organicità, come l’Istituto Superiore di Scienze Religiose.

 

Missione nel mondo

 

Si corre il rischio che gli insegnamenti del magistero sui laici rimangano pura dottrina o teorie inapplicate. La sfida odierna consiste invece nel tradurli in prassi ecclesiale. La missione dei laici è uno degli aspetti cruciali del cristianesimo nel nostro tempo e in quello futuro. Anche nella nostra Chiesa infatti si diffondono sempre più l’indifferentismo religioso e la secolarizzazione. “Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali, economiche, politiche e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto particolare, l’azione dei fedeli laici”. Qual è il campo d’azione del fedele laico? È il campo della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evan-gelizzazione quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Solitamente nelle riflessioni post-conciliari si indicano quattro ambiti d’azione       

del laico: famiglia,politica, lavoro e cultura.

a)  La famiglia: “La coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l’impegno sociale dei fedeli laici. È un impegno che può essere assolto adeguatamente solo nella convinzione del valore unico della famiglia per lo sviluppo della società e della stessa Chiesa. Culla della vita e dell’amore, nella quale l’uomo ‘nasce’ e ‘cresce’, la famiglia è la cellula fondamentale della società”.

b)  La politica: “Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale e legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Per far questo occorre conoscere e farsi illuminare dalla dottrina sociale della Chiesa, mediante uno studio condotto organicamente ed esperienze sul campo.

c)  Il lavoro: “Concretamente il lavoro dell’uomo e della donna rappresenta lo strumento più comune e più immediato per lo sviluppo della vita economica, strumento che insieme costituisce un diritto e

un dovere d’ogni uomo.

d)  L’evangelizzazione della cultura: “La Chiesa sollecita i fedeli laici ad essere presenti, all’insegna del coraggio e della creatività intellettuale, nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo della scuola e dell’università, gli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, i luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica. Tale presenza è destinata non solo al riconoscimento e all’eventuale purificazione degli elementi della cultura esistente criticamente vagliati, ma anche alla loro elevazione mediante le originali ricchezze del Vangelo e della fede cristiana”.
Concretamente questi quattro ambiti non necessariamente potranno essere curati tutti nella stessa misura dalla medesima persona. Così come avviene per tutte le vocazioni ecclesiali, il singolo cristiano dovrà discernere in quali di essi il Signore lo chiama ad un maggiore impegno.I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per lingua né per modi di vivere. Essi infatti non abitano città loro proprie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita; ma dovrebbero   semplicemente   vivere incarnando l’amore: vivere la carità è la testimonianza suprema del Vangelo in ogni ambito di vita.

 

Missione nella parrocchia e nella diocesi

 

Nondimeno i fedeli laici svolgono la loro preziosa opera nelle nostre comunità, nelle parrocchie e nella diocesi. Si è già detto in precedenza che la nostra Chiesa deve essere una famiglia unita e aperta. Occorre ora ricordare che la Chiesa ha una struttura “tutta ministeriale”.  Lo stile comunionale de-ve caratterizzare la presenza del fedele laico nella parrocchia e nella diocesi. Le nostre parrocchie godono della presenza e della collaborazione di tanti fedeli laici. Questi prestano il loro servizio nella liturgia, nella catechesi, nella carità, nei consigli pastorali, nelle confraternite e nei comitati. Alcuni collaborano più strettamente avendo anche ricevuto i ministeri dell’accolitato e del lettorato, o l’incarico di ministri straordinari della Comunione. Molti di essi si distinguono per zelo, abnegazione e uno stile discreto e silenzioso. Dobbiamo saper valorizzare i carismi di tutti, collaborare insieme e insieme camminare. In ciascuna Parrocchia sia istituito il Consiglio Pastorale Parrocchiale, laddove ancora non lo si è fatto, come pure il Consiglio per gli Affari economici, deciso per ogni parrocchia dal Codice Universale. Vengono confermate le disposizioni date nel Decreto Arcivescovile del 20 gennaio 2006, circa i Consigli Parrocchiali e la loro regolamentazione. Appare oggi sempre più preziosa la presenza di aggregazioni laicali, associazioni, gruppi, comunità e movimenti. Il Codice di Diritto Canonico ci ricorda che “i fedeli hanno il diritto di fondare e dirigere liberamente associazioni con fine di carità e di pietà, o con lo scopo di favorire la diffusione della vocazione cristiana nel mondo; hanno inoltre il diritto di riunirsi in associazioni per il raggiungimento comune di tali finalità”. La nostra diocesi è particolarmente ricca di confraternite, comitati e tante altre forme in cui i laici sono organizzati a scopo di preghiera, di carità o di servizio. Esse rappresentano una vera ricchezza e, come è già stato detto in altra parte di questo Sinodo, devono essere sostenute, coltivate e mantenute nella loro autentica identità perché rappresentano la prima forma di organizzazione laicale ed hanno una tradizione ricca di esperienza apostolica.

 

Simona & Roberto