La parola del parroco

Gennaio 2024

Carissima comunità,

vi scrivo queste righe mentre sono fuori Sardegna per qualche giorno di riposo e di ripresa dopo tutto il tempo di Avvento e Natale! Un tempo pieno di esperienze e di gioia per quello che insieme abbiamo potuto vivere. Abbiamo scelto di mettere in copertina il volto del nostro bellissimo Bambin Gesù che sapientemente don Albino prese a Betlemme durante un pellegrinaggio parrocchiale. Proprio da quella terra che in questi giorni di festa abbiamo visto martoriata e ferita dai conflitti, insieme a tante altre immagini che ci hanno fatto riflettere molto. Tutto sembrava stridere con la bellezza e la pace di questo volto e di questo evento: la sua incarnazione, la sua venuta tra noi. Eppure il Natale lo abbiamo celebrato ugualmente: forse perché ancora di più abbiamo bisogno che Lui possa trovare casa nel nostro mondo e nelle nostre vite. Ancora di più dobbiamo lasciare spazio a Lui più che al cuore arrabbiato e annebbiato di questa umanità. Voglio condividere con voi tre momenti che mi aiutano a ripercorrere e fare sintesi di questo nostro Natale. Il primo momento. Durante il concerto di Natale preparato dai nostri ragazzi, c’è stato un intervento musicale di grande forza spirituale. La nostra Massimiliana, dal fondo e dal presepe, ha intonato il canto ‘Dolce Sentire’. Man mano che la musica e la voce si facevano più intensi ho sperimentato la grande emozione che ha toccato tutti coloro che erano presenti. Con quel canto abbiamo voluto implorare il dono della pace. Quella pace di cui San Francesco si è fatto portavoce 800 anni fa con la sua storia e il suo presepe. Quella pace che desideriamo nelle nostre famiglie. Quella pace che seminiamo nel cuore dei nostri ragazzi che quella sera cantavano, gioivano, ammiravano la loro comunità, ci annunciavano la nascita del Salvatore. Quella pace che in quei giorni stava arrivando al cuore di tantissimi attraverso il dono della Misericordia nella Riconciliazione. ‘Ora umilmente sta nascendo amore’: lo desideriamo per tutti noi, per la nostra comunità e per ciascuna storia. Secondo momento. La mattina di Natale è un tempo di pura grazia e gioia: ritrovarsi, soprattutto con i più piccoli, farsi gli auguri, abbracciarsi sono una bellissima preparazione per una di quelle celebrazioni che segnano fortemente il cammino di una comunità. Ho voluto mettere al centro dell’attenzione una culla. È un invito per me e per ciascuno: essere culla per Lui e non per noi soltanto. Essere cuori e vite che sanno far adagiare l’amore di Dio nelle proprie scelte e nel pane quotidiano della vita! Essere capaci di accoglierlo e cullarlo. Mi emoziono nel pensare alla nostra comunità come una culla che mette al centro Gesù e lo porta a tutti. Noi siamo quella culla chiamata a far stare bene Dio e a non farlo soffrire; noi siamo quella culla chiamata a far star bene l’uomo di oggi e non farlo soffrire. Terzo momento. Durante le vacanze natalizie abbiamo vissuto due distinti campi scuola: uno per i ragazzi dei primi anni delle superiori e uno per quelli più grandi. A volte vorrei che tutti voi foste lì con noi per sperimentare ciò che vivono questi ragazzi; la gioia e l’emozione di crescere nella fede. A volte si potrebbe pensare che è tutto gioco e divertimento e invece! Sono state giornate fatte di riflessioni, condivisioni, crescita, scoperta…e a un certo punto abbiamo condiviso un messaggio importante. Natale non può essere solo il 25 dicembre! Natale è ogni volta in cui permettiamo a Dio di abitare nella nostra vita e quindi riempirla del suo amore perché questo amore scorra! Allora tutti i giorni possono essere Natale! Tutti i giorni possono essere spazio e tempo per Dio. Pace, culla, Natale quotidiano. Con queste immagini racchiudo e ringrazio per questo tempo bellissimo che abbiamo condiviso. Non ho davvero altre parole per raccontare la gioia di ciò che ho vissuto in prima persona in questo tempo. Sarà ancora Natale non per le luci accese, ma per l’Amore ancora vivo.
Per voi è ancora Natale? Un caro augurio.
Donda