Carissimi parrocchiani,
siamo entrati nel mese che definirei del "passaggio", per diversi motivi: primo, a novembre solitamente si passa da un anno liturgico a un altro; secondo, essendo mese dei defunti pensiamo alla morte come al passaggio da questa vita all'altra; terzo, i nostri ragazzi riceveranno la Cresima, passando così dell'infanzia alla maturità della fede, almeno sacramentalmente parlando... E questo è bello perché la nostra è la religione del passaggio, fondata sulla Pasqua, che è passaggio dalla morte alla vita, e il suo Fondatore è Colui che è passato nella storia e nella vita dell'uomo perché gli uomini passassero dalla schiavitù alla libertà; la venuta del Cristo ha segnato il passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento ed egli ha predicato un cammino di conversione, che indica il passaggio dalla mentalità del mondo alla mentalità del Vangelo. Direi quindi che in questi giorni dovremmo riflettere su quali passaggi fare anche noi, passaggi che potrebbero cambiare la nostra vita, il nostro modo di pensare, di vedere le cose. Il Signore è il primo a volere questo passaggio! Non lasciamoci prendere dalla paura di perdere chissà che cosa durante tali passaggi, quasi che ci sembri di rinnegare il passato. San Paolo lo dice esplicitamente: "Di-mentichi del passato e protesi verso il futuro, corriamo verso la méta" (Filippesi 3, 13-14). Se però rimaniamo ancorati ad un passato che per noi è palla al piede, rivangando continuamente storie passate che risvegliano soltanto malumore e rimpianti, non facciamo altro che roderci il fegato senza gustare il momento presente. Saremmo come quelli anziani che si crogiolano nella nostal-gia di tempi che furono, sempre lamentandosi di un oggi che non li accontenta mai. Poveri noi! Sarebbe solo una continua pena, priva di alcun buon frutto… Ecco perché Gesù parla della necessità di essere otri nuovi, capaci di contenere vino nuovo, altrimenti - dice Lui - si perdono l'uno e gli altri. Ci conceda il Signore di rinnovarci interiormente così da compiere passaggi seri, ricchi di frutti migliori.
Dio vi benedica.
Don Albino