CAPITOLO VI
Il Crocifisso di Galtellì
La mattina dopo, di buonora Gonario giunse al Castello per verificare come stesse la baronessa. Incontrò per caso il barone Guiso Manca all’ingresso delle stalle e gli chiese in tono cordiale:
— Salute signor barone, come sta la signora baronessa?
— È ancora molto scossa, speriamo si riprenda presto. Dove vai oggi Gonà?
— Voglio avvicinarmi assieme a Bachisio, l’amico mio, alla chiesa del SS. Crocifisso. Prendo il mio Bestia e vado.
— A presto Gonario! — Disse il barone uscendo col calesse.
Nella stalla il giovane trovò lo scudiere e anche la baronessa, molto depressa. Vi fu un breve saluto; uno sguardo molto intenso fra i due, quasi ammiccante, accompagnato da una breve e dolce espressione, intanto lo scudiero uscì.
— Baronessa buon giorno, grazie di tutto quello che fa per me, come sta? Mi dica…
— Molto bene, per quello che mi crei e mi trasmetti e per la prontezza di spirito che hai manifestato in quella circostanza; sarai sempre nei miei pensieri… grazie! — Rispose emozionata.
Assai felice per queste parole la salutò e le diede un bacio intenso… ; montò poi a cavallo, la ringraziò con un sorriso di condivisione e, nonostante il tempo incerto, giunse vicino a casa di Bachisio. Si fermò vicino a un muretto a secco e, sceso da cavallo, salutò l’amico molto soddisfatto.
— Dai monta con me, oggi andiamo alla chiesa del SS. Crocifisso.
— Gonàa, saludu sempre, oggi mi parlerai del Crocifisso, voglio sapere tutto eh, quando veramente è arrivato e chi lo ha portato qui.
— Sono e sarò sempre con te e per te. Questo Cristo ligneo arrivò in Sardegna alla fine degli anni 1300. Ben presto fu oggetto di venerazione. Nel castello era custodito uno scritto che raccontava del suo arrivo. Dopo molto tempo ad opera di uno storico, Giovanni Arca di Bitti, nella sua “De sanctis Sardiniae libri tres” porta una testimonianza significativa, precedente al periodo dei grandi miracoli. Scriveva lo storico Arca che la diocesi di Galtellì era la più importante nel territorio e su tutti il SS. Crocifisso e che l’espressione del volto sofferto di dolore e la perfetta anatomia fa ricordare la perfezione, la forma del Martire del Calvario.
Gonario ogni tanto si fermava per fare una pausa…
— Sappi amico mio che per vedere il Crocifisso miracoloso i fedeli arrivano da tutte le parti del regno.
Bachisio interrompendo l’amico esclamò:
— Gonàa questa è una ccosa manna!
— Allora Bachì, volevo accontentarti con altro, avrò modo di continuare perché credo sia un po’ tardi e devo portare Bestia alla stalla. Andiamo.
Passato qualche giorno Gonario decise di uscire di buonora. Si recò verso casa dell’amico Bachisio e, trovatolo sull’uscio, lo salutò. L’aria era molto mite, la campagna si stava colorando di molti fiori tanto da sembrare un iris. Gli uccelli cantavano una musica celestiale. Gonario presa la sua mandola si accordava alla natura, così esprimevano una filarmonica. In quel momento però si avvicinò un suo vecchio amico d’infanzia, tale Peppe Cosseddu, di ritorno da Nuoro. I due si abbracciarono intensamente e cominciarono una filastrocca di domande.
— Coment’ istas Gonàa?
— Bene bio bene pur’a tie!
— Itte mi contasa Gonà, cosas’ bonas?
— Devo informarti che da tempo faccio scuola a Bachisio sulla storia di Galtellì e su quella relativa al Crocifisso miracoloso, quindi, se ce la fai, cerca di seguire il proseguo della storia.
— Gonà va bene, cercherò di seguire attentamente, chiedendoti ogni tanto spiegazioni.
— Siete d’accordo se andiamo sotto il monte Tuttavista? Ho con me un po’ di casu marzu cun carasau, va bene? Ci dovrebbe bastare. Mostrò lo spuntino e presa la mandola strimpellò una nenia. Allora i tre presero la strada e canticchiando giunsero al monte. Gonario si accomodò per terra e proseguì il racconto: — Amici miei, parliamo dell’arrivo del Crocifisso in Sardegna: arrivò con il vescovo Fra Paoloda Roma, che lo salvò da un incendio nella sua missione romana, quando papa Bonifacio IX lo designò a gestire la curatoria di Galtellì, faceva data il 1396.
Bachisio, un po’ geloso del nuovo arrivato, esclamò:
— Finalmente la verità! Perché a furia di sentire duecento campane, oggi siamo un po’ più certi; perché non si capiva più niente con tante voci.
E Peppe, pronto al discorso; disse:
— Ecco la verità. Anche a Nuoro correvano tante voci, ma non erano credibili, spiegaci un po’ da dove hai attinto tutta la storia?
Gonario era molto soddisfatto dell’interesse manifestato dai due e perciò proseguì:
— Ho sentito i racconti durante le serate che ho fatto al Castello, la storia la raccontava il barone Antonio Manca Guiso, credo sia la fonte più vera. Ho sentito di più, che l’opera lignea del SS. Crocifisso è stata realizzata da artisti Pisani o comunque Toscani, di scuola importante attiva tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400.
Intervenne Peppe molto attivo e interessato: — Ora ci auguriamo che queste notizie siano definitive. Ne guadagneremo tutti.
Ma Bachisio, un pizzico stizzito, replicò: — Noi popolani veniamo informati sempre dopo qualche secolo, se basta; ora siamo più ricchi.
— Sei come al solito esagerato, ma questa volta potresti avere ragione; però ci fermiamo un attimo per mangiare un boccone, con la benedizione del SS. Crocifisso, che ci segue e ci controlla sempre. — Rispose il cantore divertito.
Gli amici si sdraiarono e cominciarono lo spuntino. Nel contempo Gonario prese lo strumento amico ed intonò una breve nenia. Terminato lo spuntino, nel pomeriggio, i tre rientrarono pian pianino al paese dirigendosi alla locanda di Bustianu.
Erano abbastanza allegri, anche se Bachisio pareva ancora un po’ geloso di Peppe; entrati nella locanda, salutarono Bustianu e Assunta mentre si accomodavano in un angolo riservato sulle vecchie panche.
— Oh Bustiàa portaci da bere.
— Cosa volete Gonà, il solito o il novello?
— Portaci il novello perché è frizzante.
Assunta portando il servizio a tavola esclamò: — Ecco il vino frizzante, quasi come voi!
— Grazie Assunta. E grazie alla vostra beltà: direi alla tua salute!
Subito serviti i tre amici cominciavano a bere. Gonario prese la mandola intonando a squarciagola canti d’amore. Dopo qualche bicchiere Peppe gli chiese di continuare a raccontare la storia.
— Ma hai visto come ti guarda questa meraviglia della natura? — Gli chiese Peppe, sbalordito.
— È una bella ragazza che aiuta Bustianu ed è vero che è affascinante, adesso riprendo il racconto… dove eravamo rimasti… ah... è stato il barone Giovanni Fabrizio Manca Guiso a sollecitare l’arcivescovo di Cagliari, di verificare la storia straordinaria del Crocifisso, affinché inviasse esperti dalla diocesi per interrogare i testimoni oculari, sull’origine miracolosa del Cristo ligneo. Le risposte furono che i fatti miracolosi si poterono definire “leggendari”. Vi posso dire che all’opera lignea del Cristo non si poteva dare una data di arrivo a Galtellì e lo disse il canonico Perotto Prompto che nonostante i suoi 72 anni, i suoi avi gli tramandarono questa incertezza, sulla data di arrivo a Galtellì del simulacro. Rafforzo tutto, ora si può affermare che la data di arrivo del vescovo che portò con sé l’opera lignea è quella del 1396/1397. Nella certezza che nessuno possa più smentirla.
— Ma perché tutto questo ben di Dio non è mai stato reso pubblico? — Domandò attonito Bachisio.
— Ma perché? — Aggiunse l’altro.
— Perché per molti secoli avevano riposto le carte notarili nell’ar-chivio dell’arcivescovo di Cagliari, impedendo a chiunque di conoscere la verità.
I tre amici ormai erano quasi allo scontro frontale per i racconti ma Gonario continuò a cantare, mangiare e bere fino a tarda sera.