Sinodo della diocesi di Cagliari

Giugno 2011

Le tre sfide per la nostra Chiesa

         I giovani

Il fenomeno rilevante che colpisce subito anche un superficiale osservatore è l’assenza dei giovani alla Messa domenicale. È quello il momento in cui è immediatamente rilevabile la mancanza, tra i fedeli, di quella certa fascia di età. Si lamenta da anni il triste fenomeno che, dopo la Cresima, i giovani lasciano completamente la vita della comunità parrocchiale con la relativa pratica religiosa. Quella dei giovani è un’autentica sfida che oggi viene offerta alla nostra Chiesa. Si intravedono facilmente alcune cause della nostra inadeguatezza: ad esempio, la mancanza di clero completamente a disposizione dei giovani e di educatori laici qualificati che si dedichino a loro. Mancano anche strutture adeguate per accoglierli, come gli oratori parrocchiali.Non meno preoccupante però è la domanda: che cosa producono immediatamente otto anni di catechismo? La nostra Chiesa ha cercato di valorizzare l’insegnamento di religione nelle scuole dell’obbligo, curando la preparazione degli insegnanti laici e destinando a questo importante ministero i preti giovani. Non mancano neppure alcune proposte di vita di gruppo da parte di alcune parrocchie e comunità, ma il numero dei partecipanti è veramente minimo nei confronti di coloro che trascorrono il loro tempo libero in ambienti decisamente diseducativi e addirittura pericolosi, come le discoteche, ad esempio. Anche questa sfida è accettata dalla Chiesa che si mette in ricerca del modo migliore per accompagnare con senso di responsabilità i suoi giovani verso le grandi decisioni della vita.

 

         Le vocazioni

La nostra diocesi ha sempre avuto il dono di numerose vocazioni sacerdotali e soprattutto religiose. L’attenzione alle vocazioni sacerdotali ha avuto la sua massima espressione nella costruzione del nuovo seminario diocesano voluto da mons. Paolo Botto cinquant’anni fa. Delle vocazioni religiose sono testimoni le diverse congregazioni femminili nate nell’ambito della diocesi e che ancora servono nella Chiesa con generale soddisfazione. Da alcuni anni, salva qualche eccezione, le vocazioni religiose sia maschili che femminili sono venute a mancare: ciò ha causato la chiusura delle case religiose, delle scuole; è venuta soprattutto a mancare la presenza dei religiosi negli ospedali e nelle case di cura. La partenza dei religiosi o delle religiose da una parrocchia priva la comunità parrocchiale di una testimonianza di vita evangelica e di tutte le attività apostoliche che erano proprie della Congregazione che si è dovuta ritirare.Il Seminario diocesano minore e quello maggiore sono ben attivi: essi contano un discreto numero di seminaristi, che forse non era mai stato raggiunto, ma che non basta ancora per le necessità della diocesi. Essa infatti sta crescendo in numero ed esigenze grazie al fenomeno dell’urbanizzazione. Non intendiamo rassegnarci a questa mancanza delle vocazioni religiose e, mentre le chiediamo al Signore come dono, intendiamo impegnarci nel proporre ai giovani la possibilità di una vita spesa totalmente per il Vangelo. Il modo della proposta rimane la sfida che ci sta dinanzi e che intendiamo affrontare fiduciosi dell’illuminazione del Signore.

 

         I tre calici da bere subito.

Al termine di questo santo Sinodo abbiamo potuto verificare la fede di cui il Signore fa dono alla nostra Chiesa, l’attività apostolica dei sacerdoti e delle persone consacrate e l’operosità del popolo cristiano. Dopo aver chiesto al Signore come voleva la sua Chiesa, i suoi preti, le sue famiglie, il Sinodo ci ha chiarito quali sono le sfide che ci attendono e che con la grazia di Dio dobbiamo affrontare. Dinanzi ad esse esiste una pericolosa tentazione che è quella di rinviare, magari inventando ricerche senza fine, prima di diventare operativi. Quella del rinvio è la tentazione tipica dell’operaio del Vangelo. È stata anche la tentazione di Gesù, che la superò quando nel Getsemani pregò così: “Padre, se è possibile passi da me questo calice: ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. I tre calici che la nostra chiesa deve immediatamente bere hanno per nome: la famiglia, i giovani e le vocazioni. Non sono tre problemi, ma tre impegni che il Signore ci presenta e da cui non possiamo esimerci. Questo Sinodo non può certo proporre un piano di lavoro organico: esso costituisce la materia del piano pastorale diocesano da aggiornare anno per anno. Ci ha offerto invece una precisa indicazione di campo, con la certezza che viene dalla fede che il Signore accompagnerà la nostra ricerca di metodo e integrerà con la grazia il nostro lavoro. Ci assicura anche che il futuro della famiglia non è la libera convivenza, ma la famiglia che nasce dal Matrimonio cristiano; che i giovani potranno rappresentare la forza viva e dinamica della Chiesa; e che molti di loro il Signore chiamerà alla sua sequela; mentre la Chiesa non farà mancare a nessuno l’aiuto che occorre per ascoltare la voce del Signore e seguirla. La Chiesa di Cagliari è certa che il suo Signore vuole una Chiesa rinnovata e che all’interno di essa la famiglia cristiana, i giovani e i sacerdoti e religiosi rappresentano elementi determinanti e fondamentali per il suo rinnovamento.

 

Simona & Roberto