ESSERE A SERVIZIO
Nella Chiesa da consacrato
Un dono ricevuto e offerto
La vita consacrata è un dono che Dio ha fatto alla sua Chiesa.
Anche la nostra Chiesa di Cagliari ha ricevuto questo dono, e con grande abbondanza. Il Concilio ha paragonato la vita consacrata ad “un albero che si ramifica in modi mirabili e molteplici nel campo del Signore a partire da un germe seminato da Dio”: questa pianta nella nostra Chiesa ha trovato un terreno fertile! Questo significa che la vita consacrata è del tutto compatibile con la nostra cultura e la nostra storia; ci appartiene e ci riguarda come Chiesa. Dobbiamo rendere continuamente grazie a Dio per la presenza di innumerevoli persone consacrate che attraverso il loro stato di vita ci hanno testimoniato l’amore totale e fedele di Dio: i consigli evangelici, infatti, sono espressione dell’Amore Trinitario.Non possiamo a questo proposito dimenticare tante figure illustri che hanno operato nella nostra Chiesa: sant’Ignazio da Laconi, il beato Nicola da Gesturi, la beata suor Nicoli, solo per citare alcuni. Anche nella nostra Chiesa si sono sviluppati tanti istituti religiosi, molti uomini e donne hanno consacrato totalmente la loro vita alla sequela di Gesù.
• La situazione attuale
Nella nostra diocesi abbiamo una notevole varietà di istituti di vita consacrata, religiosi e religiose, sia di vita attiva sia contemplativa, istituti secolari e società di vita apostolica. Molteplici sinora sono stati i luoghi di presenza dei consacrati in diocesi: monasteri e santuari, parrocchie e cappellanie, asili e istituti per anziani, portatori di handicap, poveri. Negli ultimi anni si sono verificate due tendenze opposte: da un lato la nostra Chiesa si è arricchita dell’arrivo di nuovi istituti religiosi; d’altra parte si riscontra più marcatamente un calo delle presenze nelle varie comunità religiose, un innalzamento dell’età dei consacrati, e si registra la tendenza ad una riduzione negli istituti. Davanti a questo fenomeno non dobbiamo cedere alla tentazione della rassegnazione e dello scoramento. Ciò che si deve assolutamente evitare è la vera sconfitta della vita consacrata, che non sta nel declino numerico, ma nel venir meno dell’adesione spirituale al Signore e alla propria vocazione e missione. È necessario, certo, il nostro impegno: non solo i singoli istituti religiosi, ma tutta la Chiesa di Cagliari deve adoperarsi affinché si favorisca una risposta generosa da parte di coloro che Dio chiama alla consacrazione totale di sé. “Il modo più autentico per assecondare l’azione dello Spirito sarà quello di investire generosamente le migliori energie nell’atti-vità vocazionale, specialmente con una adeguata dedizione alla pastorale giovanile”.
L’apostolato degli Istituti
La missione di tutti i religiosi consiste soprattutto nella testimonianza della loro consacrazione. Il principio fondamentale che deve ispirare l’apostolato dei consacrati è costituto dalla vocazione specifica ricevuta, attraverso il proprio carisma, secondo l’intenzione e il progetto dei fondatori. In questo modo si manifesta docilità allo Spirito e contemporaneamente fe-deltà alla ricchezza di doni e di carismi che Egli offre alla Chiesa. Come ci insegna l’apostolo Paolo, occorre però vivere la diversità di carismi in un solo Spirito: la vita consacrata è segno di comunione e di fraternità nella Chiesa. La vita fraterna, intesa come vita condivisa nell’amore, è segno eloquente della comunione ecclesiale. Alle persone consacrate si chie-de di essere davvero esperte di comunione e di praticarne la spiritualità. È necessario, perciò, rinsaldare sempre più i legami di comunione ecclesiale, di collaborazione e dialogo, all’interno dei singoli istituti, tra le varie famiglie religiose, con tutte le componenti della vita diocesana, ministri ordinati e laici, affinché tutto concorra all’edificazione del popolo di Dio e manifesti anche una concreta strategia pastorale. I religiosi e le religiose continuano a svolgere nella nostra Chiesa diversi e preziosi servizi. In modo particolare molti istituti pongono al centro della loro cura i poveri, gli svantaggiati, i malati, cercando di “rendere una testimonianza collettiva di carità e di povertà”. Particolarmente importante e necessaria poi è la presenza nel mondo dell’educazione e nella scuola. Inoltre, laddove sia possibile, è opportuno che i religiosi e le religiose continuino a prestare collaborazione nelle parrocchie, soprattutto per l’impegno della prima evangelizzazione degli immigrati e dei sacramenti. Rappresentanti delle singole comunità presenti sul territorio parrocchiale facciano parte del consiglio pastorale e si ricordi che il religioso e la religiosa sono da preferire ai laici per il servizio dei ministri straordinari dell’Eucaristia.
Simona &Roberto