Sinodo della diocesi di Cagliari

Gennaio 2011
 

ESSERE A SERVIZIO

•          La pastorale vocazionale

Il sacerdote manifesta il suo apprezzamento per il dono del sacerdozio che ha ricevuto attraverso il suo impegno per la pastorale vocazionale. Soltanto la sua felicità di essere prete gli farà desiderare lo stesso dono per i suoi fedeli. La sua felicità e soddisfazione per l’esercizio del sacerdozio sarà contagiosa e ciò sarà anche il primo e fondamentale elemento della dimensione vocazionale della sua pastorale. Ogni sacerdote, secondo l’ordine del Signore, preghi e faccia pregare i fedeli per ottenere dal Padre “operai per la sua messe”. Alla preghiera deve seguire una vera e propria evangelizzazione vocazionale, aiutando i fedeli a leggere la propria vita come un autentico dialogo con Dio che chiama tutti alla santità. Nella luce vocazionale della vita non manchi mai la proposta alla vita consacrata come un invito che Dio offre a coloro che intendono vivere totalmente per Lui. Nel rispetto della libertà assoluta di ciascuno di realizzare la propria personale vocazione, il sacerdote non manchi di proporre personalmente, a coloro che ne manifestino le caratteristiche, la possibilità di prendere in considerazione la scelta del sacerdozio o della vita consacrata. L’eccessivo ritegno circa ogni formale proposta rappresenta spesso un impedimento reale per la scelta stessa, privando l’interessato della stessa libertà di scegliere. Alla base di ogni vera vocazione c’è sempre una reale vita spirituale per cui il modo migliore per lavorare per le vocazioni resta sempre la proposta di una vita di preghiera e la direzione spirituale. Se il sacerdote non si sente idoneo a eseguire un discernimento orienti l’interessato ai sacerdoti del Seminario che se ne prenderanno cura. La pastorale vocazionale non è delegabile, ma ogni sacerdote si senta responsabile nell’assicurare la continuità di quel ministero che gli è stato dato in dono. Quando la parrocchia avrà la grazia delle vocazioni le segua con la preghiera e l’attenzione ricordando che, anche se si trovano in Seminario, i chiamati fanno sempre parte della comunità parrocchiale. I fedeli siano coinvolti nell’amore che i presbiteri hanno per il Seminario e collaborino anche al mantenimento dell’istituto attraverso le offerte. Non manchi ogni anno in ogni parrocchia la giornata del Seminario durante la quale, oltre a raccogliere offerte, si aggiornino i fedeli sulla realtà del Seminario e si educhino ad amarlo. Uguale cura abbiano i sacerdoti per le vocazioni religiose maschili e femminili e collaborino soprattutto con gli istituti presenti in parrocchia nella loro attività vocazionale.

•          Nella Chiesa da diacono

Mediante l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria il diacono è configurato a Cristo Servo. L’esperienza della Chiesa ha insegnato che devono essere ordinati diaconi coloro che in seguito diventeranno presbiteri. Anche nella nostra Chiesa vi sono diaconi che in seguito, secondo la volontà di Dio, diventeranno presbiteri e altri che eserciteranno il ministero del diaconato per tutta la loro vita. Il diaconato permanente è stato ripristinato nella nostra Archidiocesi fin dal 1979. Da allora sono stati ordinati più di quaranta diaconi, che hanno offerto il loro prezioso contribuito alla missione pastorale. Quale è il ministero del diacono? La questione era dibattuta ancor prima che il diaconato permanente fosse ripristinato. Nella Chiesa antica, infatti, i diaconi erano a servizio del Vescovo, soprattutto attraverso l’esercizio della carità verso i poveri. Tuttavia molti secoli sono passati da allora. Nella nostra Chiesa la questione sul ministero del diacono si ripropone: si rischia infatti di considerare il diacono un “superlaico” o un “sottoprete”. I documenti del Concilio e del magistero postconciliare parlano di una triplice diaconia: dell’annuncio, della liturgia e della carità, a servizio del popolo di Dio, in comunione col Vescovo e con il suo presbiterio. L’esperienza ecclesiale degli ultimi quarant’ anni ha visto i diaconi impegnati soprattutto, anche se non esclusivamente, nel ministero liturgico. Oggi si riscopre l’aspetto “missionario” del sacramento del diaconato, insieme a quello “della carità”. Riprendendo il ruolo ecclesiale liturgico che aveva il diacono nella chiesa antica, si definisce il diaconato il “ministero della soglia”, o usando un’altra formula “ministero della chiesa mentre si fa”. Il compito del diacono è fare da tramite tra la Chiesa e il mondo. Il diacono permanente, infatti, da un lato partecipa pienamente della vita della società civile: in molti casi ha un lavoro, una famiglia etc.; dall’altro partecipa della stessa vita con la grazia sacramentale e in quanto ministro della Chiesa. Il ministero del diacono non è per nulla sostitutivo né in concorrenza con quello del presbitero: nella Chiesa antica diaconi e presbiteri erano considerati le due braccia del Vescovo. Pertanto sia all’interno delle nostre parrocchie sia nei vari organismi diocesani cercheremo di valorizzare adeguatamente il ministero diaconale, oltre che nel servizio liturgico, in quello dell’annuncio e della carità. Ai diaconi possono essere affidati anche compiti di carattere amministrativo e diversi servizi che non richiedono necessariamente l’ordine presbiterale.  Promozione del diaconato e formazione dei candidati. Il ministero del diaconato è quanto mai utile e prezioso in un’epoca in cui si rende sempre più urgente la missione verso i lontani e il servizio verso i più bisognosi. Nella nostra diocesi dobbiamo impegnarci maggiormente nella promozione del diaconato, superando pregiudizi, paure e riserve che nuociono alla comunione ecclesiale. Soprattutto nelle comunità parrocchiali, ma anche nei gruppi e movimenti ecclesiali, occorre individuare se vi siano uomini che già operano nel servizio ecclesiale e che si distinguano per fede, pietà, amore, maturità umana, abnegazione, disponibilità. Tutta la comunità è responsabile del discernimento e della formazione del diacono: il Vescovo in primo luogo, coadiuvato da un suo delegato e dall’opera dei parroci o di altri ministri che collaborano con lui. La promozione e la formazione al diaconato esige un impegno da parte di tutti; in primo luogo degli stessi diaconi e dei candidati.

Simona & Roberto