La Quaresima è il periodo liturgico che precede la Pasqua. Inizia il mercoledì delle ceneri, che segna la fine del Carnevale, e termina il Sabato Santo, giorno precedente alla domenica di Pasqua. Per i cristiani è un momento di penitenza, di digiuno e di intensa preghiera, poiché nella Quaresima si vive il momento della passione e morte di Gesù prima della resurrezione gloriosa. I momenti principali della Quaresima sono: la liturgia delle ceneri (il primo mercoledì di Quaresima), la Via Crucis (la celebrazione della passione e morte di Gesù) che si svolge ogni venerdì, la domenica delle palme ed i riti della settimana santa. Nei tempi passati in Sardegna la Quaresima era vissuta con molta devozione, a cominciare dal mercoledì delle ceneri (su merculis de cinixu). Il rito dell’imposizione delle ceneri era seguito da un gran numero di fedeli, ed era accompagnato dal canto dei “Goccius de sa bona morti” (canti della buona morte), che dicevano: “arregorda ca ses terra e terra as a torrai” (ricorda che sei terra e terra ridiventerai). A Quartu Sant’Elena la Quaresima era rappresentata da una bambolina con sette gambe, ritagliata nella carta, chiamata Maria Caresima. Ogni settimana le veniva tagliata una gamba e così si contava il trascorrere del tempo fino alla Pasqua. Il periodo quaresimale era vissuto con fede e devozione e si succedevano numerose celebrazioni religiose. Nei primi cinque venerdì di Quaresima si recitavano preghiere in sardo legate alle cinque piaghe del Signore. Nella seconda domenica di Quaresima si teneva una novena, sempre in sardo, in cui ogni giorno veniva meditato un momento della passione di Gesù e terminava, il nono giorno, con “is goccius de Gesus Nazarenu”. La domenica delle palme i Quartesi si recavano in chiesa per la benedizione delle palme. Alcune erano molto belle, intrecciate in modo raffinato, veri capolavori. La palma benedetta era poi appesa in casa, generalmente in camera da letto. Il giovedì santo si pregava davanti agli altari chiamati “sepolcri”, ornati con vasi di “nenniri” e fiori. Il venerdì santo avveniva la processione dei misteri, che era chiamata “de is settis deus” perché venivano portate in processione sette statue raffiguranti Gesù nella sua passione. Fino ai primi del 1900 si celebrava anche il rito de “su scravamentu”( lo schiodamento di Gesù dalla croce) con una rappresentazione sacra recitata in sardo. Sempre lo stesso giorno si svolgeva il rito di “Gesù Cristu in sa lettèra”(Gesù Cristo nella lettiga), una processione curata dalla confraternita di Sant’Efisio, in cui sfilava Gesù adagiato su una lettiga accompagnato da Maria de is doloris (l’Addolorata) e Sant’Efisio. Questo rito è scomparso dopo la metà del 1900. Il sabato santo, prima della veglia pasquale, il sacerdote benediceva in chiesa il fuoco, acceso in un braciere, e l’acqua, contenuta dentro un grande tino, a cui i Quartesi attingevano per portare nelle case l’acqua benedetta che veniva messa dentro le acquasantiere, molto diffuse fino a qualche tempo fa.
Su nenniri
Venti giorni prima della Pasqua si metteva a germogliare, in un piatto con della terra, grano o lenticchie o piselli. Sul fondo del piatto si poneva della lana ed i germogli che nascevano al buio venivano coperti con una “crobi” (cestino in fieno) rovesciato. Il piatto veniva innaffiato ogni tre o quattro giorni. Solitamente “is nenniris” venivano portati in chiesa il giorno di Pasqua. In altri paesi della Sardegna, invece, vengono ancora oggi preparati con fiori di sposa e fresie ed esposti davanti al santo sepolcro il Giovedì Santo. Quando i germogli erano pronti, si poneva al centro una lampada ad olio e 3 nastri alle estremità: uno rosso, uno verde, uno bianco ed infine venivano adornati con tanti fiori (di stagione) e immagini sacre. Dopo la messa “is nenniris” venivano portati a casa e quando i fiori e le foglie erano appassiti venivano utilizzati per fare “is affumentos” (inalazioni). Il piatto veniva conservato con cura ed i nastri e le immagini sacre bruciati.
I ragazzi della scuola media di Bellavista