Una grande opportunità è stata offerta domenica 4 marzo ai parrocchiani di San Luca ed a tutti i fedeli di Quartu: vedere una delle rarissime copie dell’originale della Sacra Sindone, il lenzuolo di lino, custodito nella cattedrale di Torino che, secondo la tradizione, ha avvolto il corpo di Gesù dopo la sua crocefissione.Don Alessandro Castegnaro, biblista della Società San Paolo di Roma, ha dato una chiave di lettura della Sindone e del mistero che essa racchiude; è infatti di origine misteriosa e riporta un’immagine di natura incerta: due sagome sbiadite di un uomo a grandezza naturale visto di fronte e posteriormente.Il volto, pur tumefatto e con il setto nasale rotto, rivela una maestosa bellezza. Tanti gli interrogativi che questa immagine pone: è stata realizzata da mano d’uomo o è il risultato di cause naturali? Di chi è il corpo rimasto misteriosamente impresso nel sacro lino? Don Castegnaro non ha dubbi : è di Gesù Cristo e non è un falso.
La sua analisi si è soffermata soprattutto sul fatto che questa immagine rimanda al racconto evangelico della passione di Gesù e di questa passione presenta i “segni”: la Sindone raffigura un uomo che ha subìto la crocefissione, ha i fori dei chiodi nei polsi e nei piedi, le tracce di una corona di spine sul capo, sul corpo i colpi di un flagello di tipo romano, sul costato la ferita provocata dalla punta di una lancia. Il quadro globale delle torture presenti sul lenzuolo, le macchie di sangue umano maschile, le tracce di terra sul volto e sulle ginocchia (testimonianza di una caduta) offrono un’altissima possibilità che l’Uomo della Sindone sia Gesù Cristo, anche perché normalmente chi veniva crocefisso non era prima flagellato e, dopo la morte, raramente veniva sepolto. Molte discipline, dalla storia alle scienze esatte matematiche e sperimentali, botaniche, biologiche e medico-legali, hanno dato il loro apporto alla ricerca di una spiegazione che permetta di fare chiarezza intorno a questo manufatto, ma a tutt’oggi le scoperte scientifiche non hanno svelato il mistero della Sindone. Certo questo non deve meravigliare, anzi deve far riflettere: il Signore mostra la luce ma non abbaglia, lascia uno spiraglio per dare a ciascuno la possibilità di credere o non credere, in piena libertà.
Resta comunque il fatto che la Sindone è considerata fin dai tempi più antichi una importante reliquia della Cristianità, venerata con pietà profonda, capace di suscitare forte compassione davanti all’immagine della sofferenza.
Elisabetta