La Domenica delle Palme
Con la Domenica delle Palme, il 10 aprile, sono iniziate le celebrazioni della Settimana Santa in tutta la Chiesa Cattolica. Anche la nostra parrocchia ha inaugurato questa settimana così importante con celebrazioni di festa e gioia, per la prima volta dall’inizio della pandemia senza lo stato di emergenza e dunque con minori restrizioni. La celebrazione più significativa tra tutte è stata quella domenicale delle ore 11: una grande folla si è radunata presso il sagrato della nostra parrocchia, per prendere parte alla benedizione dei rami di palma e di ulivo come segni di esultanza in memoria dell’accoglienza di Gesù in Gerusalemme. Dal piazzale è poi partita una breve processione che, passando lungo la via Nora e costeggiando la parrocchia, ha attraversato il giardino parrocchiale passando dal cancello di fronte al campo sportivo e ha raggiunto il piazzale retrostante della parrocchia, dove tutto era pronto e allestito per la celebrazione: il palco sistemato come presbiterio, sedie e panche che hanno ospitato i fedeli, bandiere e palme come segni di festa e le voci dei giovani dell’oratorio, che hanno animato la celebrazione col canto. L’invito che don Davide ha rivolto alla comunità è stato originale, e non usuale: “Siate asini!”. A prima vista potrebbe sembrare una provocazione, un insulto, ma in realtà dietro la credenza popolare (falsa!) che l’asino sia un animale ignorante si nasconde un invito ben più profondo: il Signore si è servito di una creatura tanto piccola e tanto umile per entrare a Gerusalemme, ed è stato proprio il Signore a sceglierla, inviando alcuni dei suoi discepoli a prelevarla. E così anche noi possiamo farci “asini”, cioè umili portatori di Gesù, in tutte le realtà che viviamo nella nostra vita: dalla scuola/università al lavoro, dalla famiglia agli amici, fino ad arrivare ai casi particolari di ognuno, in qualsiasi situazione è possibile farsi portatori della gioia e della pace del Signore. La celebrazione è poi proseguita con la Liturgia Eucaristica, che ci ha introdotto al clima e all’atmosfera della Settimana Santa attraverso la festa delle Palme e degli Ulivi; preparati a vivere il Triduo Pasquale, ma certi della speranza della Risurrezione, per farci ancora una volta “asinelli” nel portare a tutti la bella notizia della Risurrezione.
Giovedì Santo
Quest’anno, dopo le celebrazioni all’aperto dell’anno scorso a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, i riti della Settimana Santa sono tornati all’interno della nostra parrocchia con la celebrazione del Giovedì Santo, la Messa “in Coena Domini”. L’invito rivolto alla comunità da don Davide durante la celebrazione di quest’anno è stato quello di “prendere parte alla gioia del Signore”, di non lasciarsi abbattere o scoraggiare dalle contingenze della vita, dalle sue difficoltà e imprevisti, ma di accogliere sempre nella propria esistenza la presenza del Signore che sempre chiama gli uomini a prendere parte alla sua gioia. Nel Giovedì Santo, in particolare, questo richiamo a prendere parte alla gioia del Signore risiede nell’importanza del servizio, e così come ogni anno si è ripetuto l’evento della lavanda dei piedi, un gesto di umiltà e servizio totale che questa volta è stato vissuto in prima persona dai giovani della nostra parrocchia: sono stati infatti chiamati a vivere la lavanda dei piedi gli animatori dell’oratorio, le felpe azzurre che colorano e animano le nostre celebrazioni e la vita della comunità. A coloro che dunque vivono in prima persona l’esperienza del servizio ai più piccoli è stato chiesto di vivere l’esperienza della lavanda, nella quale è il Signore stesso a chinarsi al servizio dei suoi discepoli. La celebrazione è poi proseguita normalmente fino alla reposizione del Santissimo nel tabernacolo, allestito per l’occasione come altare della reposizione.
L’adorazione notturna si è protratta nella nostra parrocchia fino alla mezzanotte; nel frattempo, i giovani della nostra parrocchia e diversi altri parrocchiani hanno preso parte, insieme ai membri delle altre comunità parrocchiali di Quartu, al giro degli altari della reposizione, il primo dopo l’inter-ruzione di due anni causata dalla pandemia. Circa 150 giovani quartesi, tra cui quelli della nostra parrocchia, hanno affollato le strade della città, alla ricerca del Signore nelle varie parrocchie cittadine. In questo tempo di Sinodo che la Chiesa ci chiama a vivere, l’invito a camminare insieme si è fatto, con questa occasione, non più metafora ma cammino vero e proprio: seguendo la luce del Signore nella notte degli uomini, ciascuno ha potuto sentirsi interpellato dalla forza dell’Eucaristia e dalla potenza dello stare insieme, del cammino e dell’amicizia, nella comune direzione verso la Pasqua.
Venerdì Santo
I riti del Venerdì Santo colpiscono sempre per la potenza insita nella loro sobrietà, fin dal principio della celebrazione, quando l’avan-zare dei ministranti e del celebrante non sono accompagnati da alcun canto, in un’atmosfera surreale e severa.
Anche quest’anno si è ripetuto questo evento nell’azione liturgica in commemorazione della morte di Cristo sulla croce: la celebrazione, che prende subito il via dalle letture, ha poi lasciato il posto alla proclamazione cantata della Passione descritta dall’evan-gelista Giovanni, una narrazione potente che ci interroga sul significato che ha il dono completo del Signore per ogni uomo. Alla Passione di Giovanni è seguito un breve commento di don Davide, che ha tentato di dare parola al Signore attraverso il ritornello del canto: “O popolo mio, che male ti ho fatto? Che dolore ti ho dato? Rispondimi!” Dopodiché, la grande preghiera universale di quest’anno ha trovato l’aggiunta di una nuova intenzione di preghiera, come anche negli ultimi due anni in occasione della pandemia: quest’anno è stata aggiunta un’intenzione importante per la fine della guerra e l’inizio di una nuova era di pace e fraternità tra i popoli. A queste intenzioni è seguita l’adorazione della croce, assente negli ultimi due anni e preceduta dal suo svelamento, e i riti di comunione. Come è iniziata nel silenzio, così è finita nel silenzio: la celebrazione si è sciolta nell’au-sterità più totale, nella quale tutto tace e insieme prepara la grande gioia della risurrezione.
Antonio