“Cosa significa reliquia?“Questa è la domanda che con voce quasi corale ci hanno fatto i bambini del catechismo durante un giro di spiegazione della simbologia e del significato delle varie parti della nostra Chiesa. Ai piedi dell’altare, infatti, in una teca di vetro incassata nel pavimento, sono conservate le reliquie di S. Eusebio, San Salvatore da Horta, di Sant’Ignazio da Laconi, di Fra Nicola da Gesturi e della beata Antonia Mesina. La nostra risposta è stata concisa: dall’etimologia latina, si tratta dei “resti”, cioè parti di cose appartenute al martire. Non so se i bambini abbiano colto il vero significato data la loro giovane età e l’argomento poco usuale oggigiorno. Questo episodio mi è tornato alla mente giovedì scorso partecipando alla conferenza tenuta dalla catechista Giuliana Serra Loviselli.
Don Paolo ha fatto un’introdu-zione mettendo in risalto il significato autentico delle reliquie: “La venerazione delle reliquie è un’espressione di fede che, attraverso oggetti, segno tangibile e visibile, ci indirizza al sacro”.I primi cristiani si incontravano nei luoghi del martirio. L’altare è il richiamo vivente del martirio di Cristo ed è per questo che nella dedicazione di una chiesa è presente, in prossimità dell’altare, almeno una reliquia di un martire. La reliquia acquisisce un’importanza spirituale perché è ciò che è sopravvissuto al corpo materiale. Giuliana su questo argomento ha scritto un libro romanzando tante notizie attinte dai documenti originali del 1500, ripresi in un opuscolo riguardante le reliquie presenti a Cagliari, dal canonico Felice Putzu nel 1932, per volere dell’Arcivescovo Mons. Ernesto Maria Piovella. Per introdursi ad un tema così importante, conosciuto, talvolta intriso esageratamente di credulità popolare, ma al contempo oggetto di scetticismo e incredulità, Giuliana Serra ha preso in prestito una frase di Madre Teresa di Calcutta “Lasciati usare”, perché spesso Dio ci usa come mezzo per portare a termine i suoi progetti. L’autrice viene a conoscenza dell’esistenza della reliquia cagliaritana attraverso mons. Giuseppe Aramu decano del capitolo metropolitano. Con grande curiosità approfondisce le conoscenze attraverso una laboriosa ricerca d’archivio. Facendo un excursus storico ci introduce al periodo del-le crociate nel quale si è fatto un traffico esagerato di reliquie a partire dai luoghi santi, dove si è arrivati all’eccesso con grande spargimento di sangue.
A partire dal 1527 i Lanzichenecchi attraversano l’Italia depredando e mettendo a ferro e fuoco tutti i territori che incontrano fino ad arrivare a Roma. Chi ha l’opportunità si appropria di reliquie, conservate prevalentemente in chiese e conventi, pensando o di tenerle per sé o di custodirle in attesa di restituirle alle autorità religiose. Il racconto ci parla di due velieri che partono da Gaeta per andare in Spagna, sui quali si trovano religiosi, armigeri, dame ed altri personaggi. Durante una tempesta, sono costretti a fare rotta verso il porto di Cagliari. In balia del mare, pensando di morire, coloro che erano in possesso di reliquie decidono di restituirle convinti che la restituzione avrebbe procurato la clemenza di Dio nei loro confronti. Arrivano così alla Chiesa cagliaritana le sacre spine ed altre reliquie “titolate” la cui provenienza ed autenticità è stata già verificata. A partire dal 1527 e fino al 1529 avverranno 5 processi canonici con le testimonianze di coloro che avevano posseduto le reliquie ed una minuziosa inventariazione delle stesse. E’ proprio leggendo i documenti relativi al 5° processo (dove una donna facoltosa, in confessione, consegna 5 spine della corona di Cristo, a lei date dal suo amante, rubate dalla Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, dove le aveva portate Sant’Elena) che l’autrice prende ispirazione per raccontare la storia in forma romanzata. L’intreccio tra sacro e profano è intrigante per la lettura di un libro che ci fa conoscere la storia di ciò che è presente nel nostro territorio, nel caso specifico una sacra spina custodita in un reliquiario nella cattedrale di Cagliari, nella cappella del S.S. Sacramento, ed esposta alla venerazione dei fedeli una sola volta all’anno, il 15 agosto.
L’invito per saperne di più è quello di leggere il libro “ Sacre spine in città” di cui l’autrice devolverà i proventi ad una istituenda confraternita che si occuperà di divulgare la storia della sacra spina e di sostenere la giusta devozione dei fedeli verso questa preziosa reliquia.
Carla