Carissima comunità,
abbiamo vissuto un mese davvero intenso caratterizzato dalla festa patronale e dai primi incontri con le famiglie del catechismo. Sono momenti che rimangono impressi in coloro che sono riusciti a viverli (e li hanno “voluti” vivere) e che ci hanno mostrato una comunità viva e desiderosa di incontrarsi continuamente davanti al Signore. Richiamo alla vostra mente alcuni fotogrammi che mi sono rimasti particolarmente impressi. La celebrazione del 18 nella festa di San Luca con la partecipazione di tutti gli operatori pastorali: un si al servizio che si è rinnovato davanti e per tutta la comunità. La commozione di coloro che hanno partecipato alla Messa al Fortino segno di una comunità che cammina guardando avanti, ma mai dimenticando le proprie origini. La suggestiva celebrazione in spiaggia caratterizzata da una numerosissima e inaspettata partecipazione soprattutto di famiglie e bambini: un momento che si rinnova e aumenta la gioia. La benedizione del tabernacolo, rinnovato e completato: porto nel cuore quel momento così intenso vissuto con tutti voi e in modo speciale con i bambini; la “casetta” di Gesù che rimane al centro di ogni nostra opera e di tutta la nostra famiglia; l’atten-zione di tutti, l’emozione e la gioia di vedere Gesù passare e trovare dimora in mezzo a noi. La partecipazione del gruppo dei giovani e delle famiglie a tanti momenti di queste settimane; la certezza della preghiera che in tantissimi ci hanno assicurato in queste settimane, tra cui quella degli ammalati e degli anziani delle nostre case. Davvero San Luca ci ha regalato una bella festa! Ringraziando lui ringrazio anche tutti coloro che si sono adoperati in tantissimi modi per la riuscita di questo momento. Mi permetto di mettere per iscritto quei pochi pensieri che ho condiviso con voi la sera della festa di San Luca, perché possano rimanere nel cuore e siano illuminanti per l’anno che ormai è avviato: LA PARROCCHIA E’ UN GREMBIULE. Si tratta di quel grembiule simile a quello che indossavano le donne dei paesi di una volta; quel grembiule che diventava l’abito quotidiano adatto ad ogni circostanza: per pulire, per cucinare, per accogliere, per raccogliere, per riscaldare. Quel grembiule di una dignità disarmante e che nella sua semplicità era simbolo della nobiltà della donna. E la parrocchia è proprio come quel grembiule: nonostante i cassetti siano pieni di grembiuli nuovi e mai usati, si preferisce usare i soliti, perché la loro resa è sempre la migliore. Un grembiule che ha la sua storia, che risulta forse anche un po’ logoro perché usato tantissime volte: ma di una efficacia ineguagliabile. Una comunità capace di sporcarsi nel servizio incondizionato per gli altri, una comunità che nonostante le sue semplici macchie si fa lavare dalla misericordia di Dio; una comunità che, sempre a lavoro, non si stanca di adattarsi a tante situazione, anche quelle nuove, ma con dignità e laboriosità. Una comunità con il grembiule pronta a raccogliere tutti, ad asciugare la lacrime di molti, a preparare il banchetto eucaristico per la gioia della festa. Un grembiule che ha delle zone dove ci si sporca di più: sono i giovani e le famiglie verso cui il lavoro diventa sempre più intenso e amorevole. Senza vergognarsi di indossarlo, il grembiule diventa il segno di una parrocchia attiva e sempre pronta. Un grembiule che nella parte superiore abbraccia e si tiene ben stretto al collo: la nostra forza, il nostro stare in piedi, il nostro lavoro dipende tutto da Lui. A Cristo ci teniamo ben stretti per non cadere, diventa lui il sostegno nella fatica, nella stanchezza, nelle incomprensioni, nelle gioie e nei semplici traguardi. Un legame sicuro che nulla potrà strappare. “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”. Un grembiule che condividiamo con Lui e in lui. E poi, i lacci intorno alla vita: la nostra comunità non è isolata, ma siamo segno di una Chiesa che ha i confini ancora più ampi. Una Chiesa che è madre e sposa nel tempo e nel mondo; e noi aderiamo ad essa. Non una comunità isolata, ma una parrocchia che cammina in piena comunione con la vita della Chiesa. E infine quel nodino che si trova nel retro e che chiude i lacci: mi piace vedere in questo nodo la funzione del parroco. Non si trova davanti, non si deve vedere; deve unire in umiltà, deve stringere attorno alla Chiesa, deve guardare sempre al Maestro che è Cristo, deve allentare nel momento del bisogno, deve essere impercettibile. Dobbiamo davvero essere questa comunità con il grembiule. E abbiamo bisogno della preghiera gli uni degli altri perché possiamo portarlo tutti con dignità: sicuramente qualcuno sorriderà davanti a questa immagine che ho utilizzato però credo che sia ciò di cui abbiamo tutti bisogno. Una comunità con il grembiule? Non l’ho inventata io, ma Gesù Cristo! Fidiamoci di Lui!
Donda