Carissimi parrocchiani,
Nel mese di aprile e maggio la Pasqua di Risurrezione ci suggerisce di riflettere sulla nascita della Chiesa e sul suo ruolo salvifico per ogni uomo. Ritengo che per cogliere il senso della Chiesa ci possa essere di grande aiuto la stimolante riflessione di Fratel Carlo Carretto, del quale il 2 aprile abbiamo ricordato il centenario di nascita, e di cui ora proporrò la prima di due parti. Nel suo famoso testo “Ho cercato e ho trovato”, troviamo la seguente riflessione: “Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto ti devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure! No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te! E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la mia chiesa, non più quella di Cristo. Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri. L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale:” Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è credibile”. Mi fa pena! O è un sentimentale che non ha esperienza, e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri, più credibile degli altri. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”. La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e di Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile. Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma? Quando Paolo arrivò a Gerusalemme portando nel cuore la sua sete di universalità sul vento del suo potente afflato carismatico, forse che i discorsi di Giacomo sul prepuzio da tagliare o la debolezza di Pietro che si attardava con i ricchi di allora (i figli di Abramo) e che dava lo scandalo di pranzare solo con i puri, poterono dargli dei dubbi sulla veracità della Chiesa, che Cristo aveva fondato fresca fresca, e fargli venire voglia di andare a fondarne un’altra ad Antiochia o a Tarso? Forse che a Santa Caterina da Siena, vedendo il Papa che faceva –e come lo faceva!- una sporca politica contro la sua città, la città del suo cuore, poteva saltare in testa l’idea di andare sulle colline senesi, trasparenti come il cielo, e fare un’altra Chiesa, più trasparente di quella di Roma così spessa, così piena di peccati e così politicante? No,non credo, perché sia Paolo che Caterina sapevano distinguere, tra le persone che compongono la Chiesa – “il personale della Chiesa”, direbbe Maritain – e questa società umana chiamata Chiesa che, a differenza di tutte le altre collettività umane, “ha ricevuto da Dio una personalità soprannaturale, santa, immacolata, pura, indefettibile, infallibile, amata come sposa da Cristo e degna di essere amata da me come madre dolcissima”.
Buona Pasqua a tutti.
Don Paolo