La parola del parroco

Gennaio 2022

Omelia di don Davide condivisa con i fedeli la notte e la mattina del giorno di Natale:

Vi chiedo scusa se non vi ho avvisato e se non vi ho dato il tempo per preparare tutto al meglio, ma ho deciso di nascere qui ed ora, tra voi e in questo giorno. Vi chiedo scusa se non ho aspettato che i vostri cuori fossero privi di fatiche e dolori, ma ho ritenuto opportuno nascere proprio così: per dare speranza proprio a queste fatiche e a questi dolori. Vi chiedo scusa se non sono nato in una camera da letto bella e comoda, ma questo è l’unico posto che mi ha accolto per essere poi accolto nei silenzi dei reparti di ospedale, tra le fatiche dei lavoratori di ogni giorno, nelle delusioni di chi il lavoro lo ha perso e in ogni altro luogo capace di spalancare il proprio cuore. Vi chiedo scusa se non sono nato in una famiglia ordinaria: ma ho scelto loro perché nonostante le paure e angosce hanno detto il loro Si ad un progetto ancora più grande. E l’ho fatto pensando sia a tutte le famiglie particolari sia a quelle che quotidianamente, con sacrificio e con gioia, si scambiano il loro amore. Ho scelto di essere figlio e di avere una mamma e un papà perché so cosa voglia dire la fatica dell’amore e per questo sono qui. Vi chiedo scusa se nasco mentre piangete la morte di qualcuno o mentre gioite per qualcosa di bello nella vostra vita: sapete una cosa? Mi sono fatto uomo per asciugare le vostre lacrime, camminare con voi e sorridere con voi. Non ho la pretesa di cambiare gli eventi della vostra vita, ma ho la speranza di dar loro nuova vita. Vi chiedo scusa se ho deciso di nascere in un posto pieno di odore malsano: l’ho fatto per i poveri che vivono per strada, per coloro che sentono il peso e l’odore sgradevole dei propri peccati, per chi non ama e non apprezza la propria vita. Vi chiedo scusa se sono nato bambino: potevo nascere già grande, già re così come voi ve lo immaginate. L’ho fatto perché potessero accogliermi i bambini, i ragazzi e i giovani che sono capaci di lasciarsi stupire dalla dolcezza di un Dio che non ha grandi pretese: ha solo il desiderio di costruire con loro una vita nuova, stupenda! Vi chiedo scusa se per la mia nascita ho avvisato prima i pastori: sono coloro capaci di camminare, di stare attenti, di gridare agli altri che qualcosa di nuovo sta accadendo. Sono venuti subito a cercarmi senza aspettare tempo, senza rimanere seduti nel divano, perché questo è il tempo per incontrarmi. Vi chiedo scusa se la mia luce spesso non vi basta: è tutto l’amore che ho. Infinito, pieno di misericordia e di perdono…è quella luce che illumina le vostre tenebre, quelle che non vi fanno stare in pace, quelle che nella vostra nudità provocano vergogna e divisione agli occhi degli altri. Questa è la mia luce. Vi chiedo scusa se non nasco solo qui ed ora, solo oggi e tra di voi: ma ho deciso di nascere ogni volta che vi parlo, ogni volta che vi offro il mio corpo, ogni volta che proviamo insieme a vivere la carità, ogni volta che vi sforzate di essere comunità. Vi chiedo scusa se insisto nel volervi incontrare, parlare, amare. So che siete sempre avvolti da una vita frenetica e senza tempo, ma con me ogni secondo diventa diverso, diventa pieno. Prima di voi lo hanno sperimentato Giuseppe, Marta, Pietro, Paolo, Francesco, Chiara, Giovanni Paolo, Giovanni Bosco…loro non erano perfetti, ma in me hanno trovato quella gioia che non permette a nessuno di affondare. Vi chiedo scusa se ancora una volta vi scelgo per essere un popolo che, nonostante cammini nelle tenebre, possa vedere ancora una volta la luce, la luce vera, quella che non conosce tramonto. Vi chiedo scusa se nasco in silenzio. Ma è proprio nel silenzio che possiamo far incontrare i nostri occhi e scoprire chi siamo, che senso ha la nostra vita, che senso ha amare fino alla fine. Vi chiedo scusa se oggi è nato il Salvatore del mondo. Non domani, ma oggi perché sia un oggi continuo. Sia l’oggi più concreto, più umano. Sia l’oggi che si possa ripetere in ogni oggi. Vi chiedo scusa se non vi lascio un bel regalo con i fiocchi. Accontentatevi di me che sono quel bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Accontentatevi vi prego perché è tutto ciò che ho: tutta la mia vita, tutto il mio amore…fino alla fine…perché voi possiate vivere nella gioia, quella che illumina ogni uomo. Buon Natale da quel Dio che ancora una volta desidera guardarti negli occhi perché tu lo possa prendere in braccio, riceverlo nel tuo cuore e annunciare a tutti con la tua vita. Allora sarà un vero Natale. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama…e questi uomini siamo noi, qui ed ora.

Buon Natale.