La parola del parroco

Novembre 2021

Carissima comunità,

abbiamo festeggiato la nostra festa patronale, il nostro San Luca! Ci siamo ritrovati tutti insieme per accogliere il santo dal mare, anche se un po’ a distanza, poi la messa all’aperto guidati dalle parole di don Gabriele Casu; il giorno proprio di San Luca abbiamo celebrato un momento familiare e davvero sentito con il vescovo che ci ha benedetto in ogni nostra attività ed esperienza pastorale; e per concludere, la serata conviviale e di festa all’aperto con la paninata. Sono stati momenti tutti momenti diversi, ma pieni di fraternità; una famiglia che ancora una volta si è riunita per pregare, fare festa, ricevere la benedizione del Signore. Per me sono stati giorni davvero pieni di entusiasmo e anche di ricarica spirituale per affrontare il nuovo anno. La gioia contagiosa della comunità mi dà l’occasione di pensare e progettare insieme nuovi percorsi, nuove occasioni, nuovi progetti che possano arrivare a tutti cercando di offrire esperienze di incontro, di evangelizzazione, di preghiera e di festa. Tutto questo lo affidiamo al nostro San Luca, ma anche a tutti i santi che stiamo celebrando in questi primi giorni di novembre chiedendo a loro il coraggio e la perseveranza di non arrenderci nelle nuove sfide di questo tempo. Si tratta, inoltre, di un tempo ancora più particolare per tutta la Chiesa che, secondo il desiderio di Papa Francesco, inizia un cammino di Sinodo: si tratta di un’esperienza per ritrovarsi insieme e interrogarsi sulla “Chiesa in questo tempo e di questo tempo”. Un Sinodo che ci stuzzica sullo stile della sinodalità nel nostro modo di operare. Ma cosa vuol dire tutto questo? Sinodo è partecipazione: il sentirsi parte di una chiesa e di una comunità. Spesso ci capita di sentirci cristiani a margine, messi da parte, anche perché ci fa comodo: facciamo il nostro, partecipiamo alle funzioni e ci basta…ma senza sentirci parte. E invece ci dobbiamo sentirci protagonisti, cristiani attivi, credenti che non vivono la propria fede a tempo determinato, ma continuamente: essere chiesa sempre e dovunque. Una partecipazione attiva in tanti servizi, nella preghiera, nella carità, con i giovani e gli anziani. Il vescovo ce lo ha ricordato molto bene il giorno della veglia parrocchiale. Siamo tutti parte e indispensabili nel corpo di Cristo che è la Chiesa. Sinodo è comunione. Chi si sente parte di una comunità, di una famiglia, non si può sentire da solo. Siamo cristiani perché figli di Dio, fratelli e sorelle tra di noi: si parla di un plurale condiviso e non di un singolare egoistico. Ciò che rende una comunità è la comunione che riceviamo e che creiamo tra di noi. Durante la messa riceviamo l’Eucaristia, riceviamo quel grande dono che ci hanno insegnato a chiamare “comunio-ne”…ma da quel pane eucaristico che è pura carità, dobbiamo impegnarci a vivere la comunione spirituale e umana tra di noi. Per vivere questa unione non possiamo lasciare spazio a gelosie, ipocrisie, orticelli, cose non dette…ci vuole tempo per costruire la comunione e allora non sprechiamolo con ciò che da questa ci allontana. Sinodo è missione. Una volta compreso chi siamo e cosa siamo chiamati ad essere e a fare è il tempo di uscire…è arrivato il momento di non tenerci tutto per noi, ma di andare verso l’altro. Gesù non è rimasto fermo aspettando che gli uomini e le donne del suo tempo andassero da Lui: ha camminato e ha annunciato. Non è necessario per noi vivere la missione solo andando in altri continenti del mondo: proviamo ad uscire dalle nostre paure, dalle nostre rigidità, delle nostre sterili abitudini, dalle nostre relazioni un po’ arruginite…questa è missione: uscire da noi stessi e incontrare Dio e l’altro. È quello che facciamo nella catechesi, con le famiglie ferite, con i giovani e tra i giovani, nella carità, nell’in-contro con le persone sole e gli anziani nelle case…pensiamo alle missioni quotidiane che compiamo ogni giorno come comunità attraverso i singoli, ma, allo stesso tempo, pensiamo alle missioni di ciascuno nel silenzio della propria vita. Sinodo, partecipazione, comunione, missione: quanto c’è da lavorare per tutto questo? In cosa, come Chiesa, siamo ancora troppo ancorati a dei modi di fare che non arrivano più agli altri? Cosa ci manca per lavorare e annunciare davvero INSIEME nella vigna del Signore? Nei prossimi mesi capiremo meglio come affrontare questi grandi interrogativi guidati anche dalle direttive delle nostre chiese diocesane e nazionali. Intanto continuiamo a pregare il Signore per essere davvero una comunità capace di tutto questo…a partire dalla preghiera per il vostro parroco, perché sia sempre strumento di partecipazione, comunione e missione per tutti.

Donda