Carissima comunità,
abbiamo trascorso un periodo post-pasquale un po’ particolare in quanto, come tutti ben sapete, in queste settimane eravamo in zona rossa per combattere la diffusione dei contagi del covid-19. In seguito alle varie restrizioni, le attività della nostra parrocchia si sono interrotte lasciando solo la possibilità delle celebrazioni delle messe e delle varie funzioni religiose.Siamo riusciti, immediatamente dopo Pasqua, a vivere il bel momento della vestizione dei nuovi ministranti e concludere il percorso di catechesi per le giovani coppie. È strano fermare la macchina pastorale della comunità e purtroppo il non vedersi e il non incontrarsi, soprattutto con i più piccoli e i giovani, ha i suoi risvolti negativi perché il contatto con le giovani generazioni è un qualcosa di fondamentale e un’urgenza di cui non possiamo fare a meno. Ma sono molto fiducioso che il tempo estivo ci potrà riservare delle occasioni di incontro con loro e con le famiglie soprattutto all’aperto. Ma nonostante il nostro “da fare” si sia interrotto per qualche tempo posso fare una strana considerazione: il Signore ci ha comunque “dato da fare”. Sono state delle settimane intense che ci hanno impegnato in un lavoro che spesso consideriamo secondario o poco importante: la preghiera. Ci siamo ritrovati a pregare, in tante forme e momenti, perché ci sono state affidate come comunità tante intenzioni di preghiera: famiglie in difficoltà, giovani parrocchiani che stanno affrontando una brutta malattia o momenti drammatici di sofferenza, anziani in difficoltà o colpiti dal virus, tante situazioni di disagio o povertà. Quando ci presentano delle intenzioni con nomi e cognomi, persone care di cui conosciamo i volti e le storie, allora il cuore inizia a stringersi e quasi il fiato si blocca perché entriamo subito nella consapevolezza di essere impotenti; oggi più che mai, proprio perché chi è ospedalizzato o ammalato in casa non può nemmeno ricevere le visite dei propri cari. In queste settimane in tanti hanno affidato alla comunità le proprie intenzioni: a volte si tratta di situazioni che rimangono nella riservatezza e che metto tutte sull’altare durante la messa, altre volte, invece, si tratta di intenzioni che condividiamo e di cui ci facciamo carico a vicenda. La copertina di questo mese mette insieme la nostra bellissima Madonna e l’immagine di San Giuseppe (una semplice tela che don Alfredo, il parroco di Sant’Elena, ci ha regalato appena ha saputo che non avevamo un’immagine di San Giuseppe): stiamo iniziando il mese di maggio, mese mariano che ci parla e ci fa parlare con Maria. Ma siamo anche nell’anno che Papa Francesco ha dedicato a San Giuseppe. Sarà dunque per noi un mese di Maggio dove la PREGHIERA diventerà una costante quotidiana. Un MESE IN PREGHIERA sotto lo sguardo di Maria e Giuseppe che hanno saputo custodire insieme il dono più grande: Cristo. Spesso ci scandalizziamo del modo di pregare degli altri: chi usa il rosario è troppo anziano, chi prega le novene è troppo bigotto, chi solleva le mani è troppo esaltato. A me ha sempre colpito una frase che mi disse un saggio prete: “Non importa come preghi, l’importante è che preghi”. Non mi sono mai scandalizzato di chi prega in forme diverse dalle mie, anzi, mi scandalizzo di chi si scandalizza della preghiera altrui!!! Ciascuno ha la propria sensibilità e tenerezza nella preghiera e questi aspetti spirituali vanno sempre rispettati. Rimango incantato pensando che chiunque si metta in preghiera sta offrendo prima di tutto il suo tempo, la mente e il cuore a Dio e, magari, sta pregando anche per me. Quanti grani di rosario consumati da tante persone in ospedale nella loro solitudine e spesso anche in punto di morte. Le persone, soprattutto quando pregano, assumono il volto di Gesù, il volto dei santi! Che bello pensarci tutti santi quando preghiamo; che bello pensarci tutti in preghiera quando ci vediamo; che bello pregare gli uni per gli altri. E la preghiera ha grandi effetti…ma non perché convinciamo Dio nel fare una cosa, ma semplicemente perché mi immagino la sua commozione nel vedere che tanti lo invocano e lo cercano. Possiamo fare tante cose come comunità e spero di poterne fare tante in questi mesi così particolari, ma non rinunciamo mai alla PREGHIERA. Tanti spesso mi ripetono: “ma noi per la comunità non possiamo fare molto: pulizie, spostamenti, cene, feste, catechismo”…e io rispondo “Voi pregate, perché senza le vostre preghiere non possiamo fare nulla”. È la PREGHIERA ciò che ci dà la forza per essere una comunità di santi. Sentendo al telefono le tante persone che stiamo sostenendo con la nostra vicinanza in queste settimane non fanno altro che ringraziarmi/ci per la preghiera. Rimango stupito di tutto questo e non faccio altro che ringraziare! Le meraviglie del Signore sono infinite…
Donda