La parola del parroco

Novembre 2020

Carissima comunità,

stiamo vivendo un tempo davvero difficile. Ho davvero la sensazione che affrontare queste settimane stia diventando più complesso rispetto a ciò che abbiamo vissuto nei mesi passati: attorno si sperimenta tanta tristezza, paure, smarrimento e, in tante espressioni, molta rabbia. Vedo tanti occhi spenti e chiusi in se stessi. Il distanziamento sociale si sta rivelando da una parte una grande arma contro la diffusione del virus, ma dall’altra si sta trasformando in distanza del cuore. Non possiamo permettere tutto questo! Questa conseguenza nelle relazioni rischia di creare dei danni davvero grandi e con altrettante conseguenze. Non fermiamoci e non mettiamo sullo stesso piano le attenzioni per evitare i contagi con la cura del cuore. Una cura che si deve alimentare soprattutto di speranza. Di questa speranza ci parlano i bambini che non si arrendono e che in tutti i modi continuano e cercano nuovi modi di giocare. Credo che ora più che mai siano loro i nostri maestri. Non possiamo arrenderci a frasi come “domani andrà meglio” o “aspet-tiamo e vediamo cosa accadrà”. I bambini non fanno questo ragionamento. Se vogliono giocare, giocano ora; se vogliono piangere, lo fanno ora; se vogliono una cosa, insistono all’infinito e non ti lasciano in pace finché non si arriva ad un accordo.  Mentre tutti aspettiamo e viviamo di condizioni future, non ci accorgiamo che siamo chiamati a vivere il presente e a riempirlo di Cristo. Forse le situazioni rimarranno difficili, ma saranno riempite di speranza. In questi giorni abbiamo ricordato tutti i Santi: una santità che essi hanno vissuto nella diversità della vita e nelle condizioni del loro tempo. I santi non sono rimasti a guardare ciò che sarebbe accaduto nel domani prossimo, ma si sono adoperati per riempire di Cristo il loro oggi. Abbiamo ricordato i nostri cari defunti: e li abbiamo ricordati per ciò che hanno fatto in momenti precisi, in storie scritte nel tempo. Li abbiamo ricordati tutti per un senso di amore e di carità che si è incarnato nella storia, spesso difficile, delle loro vite. Noi siamo chiamati a fare lo stesso! Da oggi! Perché in questo oggi siamo chiamati a vivere e a vivere come cristiani. Occhi pieni di speranza capaci di contagiare speranza ai più giovani, ai lavoratori, ai nonni, ai genitori. Non possiamo aspettare tempi migliori, ma far di tutto per migliorare questo tempo con gli strumenti semplici che abbiamo. Come comunità abbiamo vissuto piccoli momenti di speranza: la bellissima e semplice festa patronale, vari momenti di adorazione eucaristica, le attività dei gruppi giovani dell’oratorio, il bene del servizio ai più bisognosi, tanti servizi che stiamo continuando a svolgere, la programmazione della catechesi. Sono e devono diventare sempre più segnali di speranza. “E se ci chiudono nuovamente?”. Vorrà dire che ci metteremo ancora una volta in discussione e faremo di tutto per trovare nuove strade per rispondere alla chiamata all’amore che Cristo ci fa. Siamo davvero in un tempo di novità: le cose non possono tornare come prima. Siamo chiamati a novità senza avere un atteggiamento nostalgico, ma ricordi che ora si rinnovano in proposte, percorsi e stili nuovi. Questa è la più grande sfida di questo tempo: SPERANZA NELLA NOVITA’. Una novità contingente al periodo storico che stiamo vivendo e una novità spirituale che è sempre frutto dello Spirito. I discepoli chiusi nel cenacolo avevano paura, i discepoli di Emmaus chiusi in loro stessi avevano paura: noi non chiudiamoci, ma spalanchiamo occhi e cuori alla sua volontà. E allora saremo di nuovo missionari, testimoni, autentici cristiani. Le mascherine che stiamo utilizzando coprono metà dei nostri bei volti, ma non coprono gli occhi. Con questi occhi nudi impariamo a testimoniare l’amore di Dio che abbiamo ricevuto e ricominceremo a rieducare sempre di più il nostro cuore. Viviamo con grande scrupolo il distanziamento sociale per il bene nostro e degli altri, ma non dimentichiamo mai la vicinanza dei cuori. Questa è comunità, questa è Chiesa, questo è Cristo. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” diceva San Paolo; parafrasando potremo dire oggi: “Abbiate in voi gli stessi occhi di Cristo Gesù”.

Donda