Quest’anno, nell’ambito dei festeggiamenti del santo patrono San Luca, noi parrocchiani abbiamo avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza dell’E-vangelista nel momento in cui racconta la storia delle origini delle prime comunità cristiane. Tale opportunità ci è stata offerta da don Mario Farci, docente presso la Facoltà di Teologia, che ha tenuto due incontri su “ La Chiesa di San Luca e oggi”, seguiti da un dibattito con numerosi e appassionati interventi. San Luca, negli Atti degli Apostoli, riporta le parole di Gesù prima della sua Ascensione:“ ….avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra”. La fede in Cristo, sostenuta e guidata dallo Spirito Santo, parte da Gerusalemme ed inizia la sua espansione. Il messaggio di Gesù raggiunge i paesi del mondo allora conosciuto e si diffonde per l’evangelizzazione degli apostoli; anche i fuoriusciti in seguito alle persecuzioni contribuiscono a far conoscere Gesù. Si fa giungere il Vangelo ai pagani che, quindi, vengono ammessi alla salvezza. Nascono le prime chiese, caratterizzate da una vita di preghiera, comunione di beni, celebrazioni dei Sacramenti e prime organizzazioni. Gli Apostoli che diffondono la “Parola” di Cristo non sono staccati dalla realtà, ma vivono in un tempo ed in uno spazio, hanno sempre presente la comunità a cui si rivolgono e ad essa adattano le argomentazioni per condurla alla fede. Ecco il punto fondamentale: per evangelizzare è necessario conoscere la comunità alla quale il messaggio è destinato; ed il rapporto inscindibile tra cristiani e Chiesa dei tempi di San Luca è valido anche al giorno d’oggi. Nei due incontri del 14 e 15 ottobre don Farci ha illustrato la visione di Chiesa che aveva San Luca e la visione di Chiesa che abbiamo noi oggi. L’incontro della prima giornata ha affrontato il tema di come i cristiani moderni considerano e vivono la Chiesa. Quando recitiamo il “Credo”, professiamo la nostra fede e diciamo, tra l’altro, quattro cose;1) Credo in Dio …..2) Credo in Gesù Cristo….3) Credo nello Spirito Santo….. e da qui scaturisce il credere4) la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.Il cristiano, quindi, non deve credere solo in Dio.Dalle indagini compiute dalle autorevoli università di Roma e di Torino, risulta invece che l’80% degli Italiani che si professa cattolico crede in Dio, ma un’alta percentuale non ritiene valida l’etica cristiana e non crede nella missione e nella struttura della Chiesa. Nel passato e fino a circa cinquant’anni fa, la chiesa era materialmente al centro del paese ed era il perno, oltre che della vita spirituale, anche di quella morale e sociale, scandita dalle varie ricorrenze. Tutti nel paese si conoscevano ed erano tra loro solidali nella gioia e nel dolore. Oggi la società è completamente diversa, non ha un centro a cui fare riferimento, i sociologi dicono che è “liquida”, cioè non stabile, non ha una scala di valori, perché non ha un punto di riferimento. Questa mancanza di valori e di riferimento emerge in tutti i campi. Allora, oggi, come ci si rapporta alla Chiesa? L’uomo moderno adatta la religione alle proprie esigenze, prende ciò che gli serve, ciò che gli conviene e non si pone il problema se tutti questi elementi contrastano tra loro. E’ cristiano per sentimento, per abitudine, per tradizione. E’indifferente nei confronti di Dio e vive la propria fede, il più delle volte, in forma privata. Invece il Dio assoluto, che si incarna in Gesù Cristo, ci parla attraverso la Chiesa, la Scrittura e i Vangeli. La difficoltà della Chiesa è quella di sentirsi famiglia, di creare una società. In pratica oggi si considera la Chiesa una istituzione che si occupa del campo religioso. Tuttavia la Chiesa in molte occasioni riceve fiducia. Viviamo quello che definiamo “Cristianesimo civile”: l’uomo vive la fede come un’espressione della propria vita, solennizzata da qualche aspetto religioso. Spesso si è soliti inserire riti ecclesiali come ornamento di riti civili. Nel secondo incontro don Farci ha parlato della comunità ai tempi di San Luca, allo scopo di prendere da essa ispirazione. Gli “Atti degli Apostoli” sono scritti da San Luca intorno all’80 d.C. e interessano avvenimenti che si concludono col 61- 63 d.C. con la prigionia di Paolo. E’ in questa Scrittura che l’Evangelista disegna il quadro di Chiesa. Questo termine viene utilizzato per circa ventitré volte, riferendosi ad una comunità locale, la chiesa di Antiochia, mentre nei Vangeli solo tre volte compare la parola “chiesa”, in Matteo. Quali insegnamenti traiamo dagli “Atti degli Apostoli”? Don Farci, al momento, prende in considerazione solo tre aspetti.1) Il primo aspetto è il dono dello Spirito Santo. La Chiesa di San Luca ha la coscienza di operare mandata dallo Spirito Santo e deve essere considerata una comunità guidata dallo Spirito Santo. Quella cristiana è l’unica comunità che ha anche un aspetto divino, oltre che un aspetto umano: Luca racconta la Pentecoste, in cui si compie la “promessa” e si manifesta lo Spirito. Ma la Chiesa non nasce qui all’improvviso, ha una sua gestazione.Quindi la chiesa di San Luca è guidata dallo Spirito Santo.2) Il secondo aspetto è che la Chiesa di San Luca è strutturata.L’Evangelista distingue i discepoli dagli apostoli: fin dall’inizio parla della sostituzione del dodicesimo apostolo al posto di Giuda e dei requisiti che deve avere. Quindi la Chiesa di San Luca è strutturata e comincia a delinearsi un andamento di conduzione con la presenza degli anziani, dei presbiteri e degli episcopi, questi ultimi con il compito di sovrintendere a che non ci siano eresie e si sfasci la comunità. La Chiesa nasce quindi strutturata, ma anche subito perseguitata, perché sconvolge le categorie umane. Dalla persecuzione nasce la diffusione del cristianesimo, per cui dobbiamo considerare la persecuzione come disegno di Dio.3) Il terzo aspetto è che in San Luca la Chiesa è “comunità d’amore”, come la definisce il Papa. Infatti l’Evangelista mette di tanto in tanto dei sommari in cui sono evidenti i momenti di comunità che condivide la vita. Oggi è la parrocchia l’emblema della comunità, anche se oggi non c’è questo senso di appartenenza e la sua eterogeneità rende difficile la conoscenza e la condivisione.Quello che in ogni caso noi cristiani moderni non dobbiamo trascurare è che, ieri come oggi, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e le Sacre Scritture ci danno gli indirizzi su cui dobbiamo camminare. Elisabetta
La chiesa ai tempi di San Luca e oggi
Novembre 2010