CAPITOLO XIII
I prodigi del 1 maggio 1612
Il giorno seguente a Galtellì il tempo era brutto, acqua e vento imperversavano nel territorio diocesano. Gonario si alzò e come sempre guardò dalla finestrina di casa come fosse il tempo, ma diceva tra sé e sé “porterò i miei amici dalla baronessa”. Nonostante la pioggia intensa decise di uscire lo stesso per incontrare gli amici e sottoporgli l’idea. Uscì di corsa e giunse da Bustianu entrando nella locanda fradicio come un pulcino. Assunta si avvicinò per chiedere se avesse bisogno di un panno, glielo offrì e lui si asciugò. Così tra i due scattò ancor più la simpatia. Molti i convenevoli, Assunta gli dava del lei ma lui insisteva perché lo chiamasse per nome. Lei gli offrì da bere garbata e lui fu scosso dalla cortesia e dalla bellezza della ragazza. All’improvviso entrò Peppe di corsa, chiese un panno, la ragazza glielo porse e asciugandosi esclamò: — Brutta giornata oggi ma Bachisio dev’essere ancora a casa a dormire.
Non aveva ancora finito di parlare che Bachisio entrò come un fulmine, salutando e chiedendo uno straccio: — Ma oggi cosa facciamo?
— Io ho un’idea - rispose Gonario - possiamo andare al Castello dalla baronessa e le chiediamo, se non è stanca, di raccontarci i giorni più importanti della storia del SS. Crocifisso.
Gli amici esultarono all’idea di essere al bel riparo e unanimi acconsentirono: — Siiii!
Attesero che la pioggia diminuisse d’intensità. Dopo una strimpellata del cantore, che affascinò soprattutto la ragazza, la pioggia scese con meno intensità e così i tre amici, dopo che Gonario salutò la ragazza con affetto e con un abbraccio, corsero al Castello prima che la pioggia riprendesse copiosa. Arrivati, mentre saliva le scale Gonario stava per perdere la mandola ma fermatosi la rimise di nuovo a tracolla. Arrivato sul pianerottolo, vide la baronessa e simpaticamente cantando le disse: — Buongiorno alla donna più importante della diocesi. Come sta?
— Grazie Gonario, mi sorprendi sempre!
— Ci può dedicare un’oretta per raccontarci i giorni del 1, 2, 3 maggio? I giorni più importanti della storia del SS. Crocifisso?
— Anche se ho poco tempo, per te lo faccio volentieri, fai salire i tuoi amici.
— Salite! — Gridò.
I due amici di corsa salirono le scale come fulmini, salutarono la baronessa e si accomodarono nel grande salone ormai conosciuto.
La baronessa iniziò il racconto:
— Allora cominciamo con il primo maggio. La fama del Crocifisso miracoloso si era diffusa in tutta la Sardegna, molti fedeli e laici arrivavano a Galtellì da tutte le ville della Sardegna. Il 1 maggio erano presenti molti fedeli in chiesa al momento in cui ci si accorse che sul Crocifisso appariva del sangue. I testimoni affermarono che a mezzogiorno il detto simulacro sudò sangue che gli uscì dalla coscia sinistra. I nomi dei testimoni furono scritti dal notaio pubblico Sebastiano Solinas. Tuttavia il numero dei testimoni oculari fu superiore a quello indicato nell’atto del notaio. Martino Saba nella sua testimonianza su questo prodigio, riferì che il primo di maggio, terminata la messa e avendo scoperto l’immagine per cantare un miserere, vide da terra che il Crocifisso aveva più gocce di sangue di prima. Incominciò subito a divulgarsi la voce del nuovo miracolo e in breve tempo la chiesa si riempì di Galtellinesi e di molti forestieri. Coloro che osservarono il nuovo prodigio resero un racconto molto più ricco di particolari dando all’episodio un carattere soprannaturale. La vicenda, secondo alcuni dei testimoni più autorevoli, si svolse in questo modo: il padre mercedario fra Giovanni Maxia depose che il primo giorno di maggio nell’anno 1612, il reverendo Antonio Noly, uno dei curati di Galtellì, lo chiamò per andare a vedere il sangue che i giorni prima si disse avesse sudato il Crocifisso. Essendo andato in chiesa insieme padre Giovanni Manca Serra, salì sull’altare dopo che i detti padri e gli altri sacerdoti presenti si erano confessati. Stando sull’altare, tenendo in mano torce accese, osservò bene la santa immagine e vide in particolare tre gocce di sangue che i giorni prima aveva sudato e notò che in quel momento il simulacro era coperto di molte altre gocce di sangue vivo, grosse come grani di melagrane, in particolare quelle che si vedevano sopra l’ombelico. E ne vide, proprio in quel momento, una che scorreva dal ginocchio destro e la mostrò a Sebastiano Solinas, notaio, a Simone Marras Cossu e ad altri. Questo avvenne il primo maggio verso mezzogiorno. A questo punto la baronessa si fermò per rilassarsi perché il racconto era molto stimolante e notò gli occhi umidi degli amici e, dopo una breve pausa, riprese la parola:
— L’emozione è molto forte, ma ritengo doveroso andare avanti. Viene così la volta del teste Antonio Guiso Manca e si apprende che trovandosi a casa sua, circa a mezzogiorno, sentì molta gente che correva alla chiesa del SS. Crocifisso dove, si diceva, sarebbe avvenuto il miracolo. Lasciato tutto trovò in chiesa molte persone, paesani e forestieri, vide i sacerdoti che stavano sull’altare con candele accese osservando il sangue che aveva sparso il simulacro e lo facevano vedere alle persone presenti. Significativa è la testimonianza di Sebastiano Solinas che da notaio ebbe a stillare il primo atto giuridico dell’avvenimento essendo presente anche lui al miracolo.
A questo punto la donna manifestava emozione, Bachisio piangeva mentre Peppe girava la faccia… intervenne Gonario anche lui molto emozionato: — Baronessa quando lei vorrà riprenderà.
Passarono così una ventina di minuti nel salone del Castello, allora Gonario esclamò: — Baronessa se la sente di andare avanti?
Lei, molto serena e amabile, sorrise ai tre ospiti e, dopo aver bevuto, proseguì: — Ci voleva questa pausa. Adesso sono rilassata, anche se quello che ci sarà da dirvi è un argomento straordinario e non facile da raccontare. Il notaio Sebastiano Solinas, quando fu sull’altare scorse il sangue nel ginocchio sinistro e lo videro altri testimoni. Mentre era proteso a guardarlo il reverendo padre Giovanni Maxia gli indicò un’altra goccia che scendeva e, infatti, il notaio vide una goccia di sudore bianca cristallina uscire sotto il ginocchio destro, un palmo più o meno in basso. Detta goccia dopo essere scorsa un po’ si tramutò in sangue. Il notaio, teste oculare, aggiunse che l’aspetto dell’immagine sembrava molto afflitta, in modo tale che causò nei presenti molte lacrime e pianti.
Gonario interruppe: — La storia che si sta raccontando è un fatto assoluto e unico, l’amore e tutta la passione che ci sta mettendo la baronessa merita minimo un canto dedicato a lei. E così prese il suo inseparabile strumento e cominciò il canto, porgendolo alla baronessa con sentimento profondo e alla fine ottenne un "bravo"da parte di tutti. Poi chiese alla donna se intendesse continuare, essendo ormai passa una mezz’oretta dal racconto.
— Grazie - riprese lei - il canto era delizioso, credo che per oggi basta così.
I tre salutarono affettuosamente con un arrivederci per continuare questi racconti, ringraziandola rispettosamente con il finale "a presto". Poi, rivolto agli amici: — Andiamo da Bustianu, così stuzzichiamo qualcosa.