Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Dicembre 2017

 

CAPITOLO III

 

Anno 1418: inizia il declino

 

Dopo qualche giorno i due si ritrovarono nella piazza in una giornata grigia, con il canto degli uccelli che faceva sentire una musica celestiale; nel paese la vita ricominciava a prendere ritmo coadiuvata dal suono delle campane e Gonario, felice per questa situazione, esclamò: — Bachì… ora ti racconto altri avvenimenti: tra il 1418 e il 1449 avvenne piano piano il declino di Galtellì. Re Alfonso il Magnanimo il 20 giugno 1419, cede il castello e così avviene la crisi economica e sociale della Civitas Galtellina. Ma dopo circa 30 anni il barone Salvatore Guiso acquistò il castello e divenne Signore di Orosei. Fu Giovanni II il Senza Fede a dare l’investitura.

Bachisio fece cenno di sì quasi soddisfatto del racconto.

— Dopo poco tempo il barone Guiso sventò un attentato contro di lui, questo avvenne nel 1477 per mani di Dalmasso Carroz figlio del viceré di Sardegna Nicolò.

— Questi erano proprio povera gente… chiamati briganti… — Disse Bachiso risentito.

Gonario subendo una raffica di vento, cercò di camminare sbilanciato. Poi si riprese e continuò il racconto: — Passava l’anno 1478, data molto triste per l’isola perché sancì la fine della prima indipendenza sarda da parte del parlamento sardo davanti al re Ferdinando il Cattolico, il quale ebbe da una certa Aldonga Rojg un figlio, che divenne arcivescovo di Saragozza e la famiglia Rojg ebbe protezione dai re Spagnoli. Sighende s’ese… Bachìì… - Bachisio accennò di sì con la testa - ...partecipò a quella assemblea il Magnificus Salvatore Guiso Miles Nominus Baronie de Galtellì, i baroni Manca Guiso sono coloro che per primi sollecitarono la Chiesa ad interessarsi del Santissimo Crocifisso.

— Meno male che qualcuno c’è sempre che pensa a queste cose! — Rispose con convinzione Bachisio.

I due amici continuarono a camminare senza meta e pian piano si sentì forte il loro borbottio. Poi si diressero ognuno verso casa.

 

CAPITOLO IV

 

La Cattedrale di San Pietro

 

In quei giorni a Galtellì e dintorni era in atto un forte vento, tanto che faceva apparire il paese desolato. La gente non usciva per paura che gli accadesse qualcosa, il vento veniva accompagnato, ogni tanto, da scrosci d’acqua intensa. I due amici imperterriti si trovarono in mezzo alla strada con fatica e decisero di andare comunque sotto il Monte Tuttavista.

—  Salude e bentu, coment’istas ?

Bachisio rispose un po’ frastornato: — Bene e tue? Ma quei racconti lo sai che mi sono piaciuti? Mi prendono alle viscere. Cosa fai, nonostante il brutto tempo, riprendi la lezione?

— Non ci facciamo scoraggiare, ti racconterò un nuovo capitolo e dell’unica cattedrale esistente che venne dedicata a S. Pietro. Si dice che fu costruita alla fine del 1090 e subito dopo Galtellì venne dichiarata sede vescovile. Rimase una grande incompiuta; i lavori furono interrotti per difficoltà economiche a causa dell’affiliazione all’arcivescovo di Pisa. Questo avvenne intorno al triennio del XII secolo. — Riprese il cantore molto soddisfatto.

— Sta diventando sempre meglio la `cosa´.

Finalmente d’accordo su tutto, i due sorrisero e il cantore prese la sua mandola e iniziò a cantare una nenia mentre rientravano a casa, accompagnati dal forte vento e dall’acqua. In seguito i due amici si ritrovarono, in una bella giornata di sole e un po’ di vento non fastidioso, nella piazza del paese. Gonario, molto contento, chiese all’amico che stranamente era di buonumore: — Ohe salude e trigu! Coment’istas ?

Isto bbene, appo solu dolore ‘e conca, ma i suoni del paese mi aiutano. Vedo che oggi non sei in forma, si salta?

— Noo continuo; parlo della cattedrale di S. Pietro. La chiesa divenne centro di una festa in età Aragonese, fra il 1300 e il 1500; fu un po’ ricostruita l’area presbiterale, l’abside originaria venne sostituita con una a forma quadrangolare e furono aggiunte due navate laterali che intaccarono alcune pitture. Galtellì fece rifiorire un periodo d’arte dal 1198 al 1216 poiché il Pontefice inviò artisti della scuola romana che determinarono una connessione pittorica con la cattedrale di S. Pietro.

— Gonà mi sembra una meraviglia, ma sarà poi tutto vero? —  Lo interruppe Bachisio.

— Bachì, io la storia l’ho imparata dai baroni Manca Guiso nelle serate al Castello, perché loro conoscono molto bene la storia. Parliamo degli artisti venuti da Roma. Era il tempo dei pittori romani che dipinsero nella parte destra della cattedrale la storia dell’Antico Testamento, mentre nella parte sinistra il Nuovo Testamento. Meno male che il sindaco Pietrino Poddighe fece sospendere i lavori di ristrutturazione della basilica, perché intravide gli affreschi sulle pareti. La cattedrale in un certo periodo, fu adibita a ospitare il pranzo dei poveri. Dodici persone importanti del paese assieme a sacerdoti e assistenti laici devoti ai Corpi Santi (vescovi), offrirono la refezione ai poveri nei giorni 28 e 29 giugno. Questo gesto contribuiva ad accrescere la carità nel nostro paese.

— Sarà da pensare, di cantare queste storie, oh… Gonà.

— Non è ancora finita, ora ascoltami e basta! — Disse, sorridente.

— Certo, io non sono `uno studiato´ come te, ah… però mi offendi quando dici basta! Cosa ti ho fatto per considerarmi così male?

Gonario, vedendolo un po’ offeso rispose con molta calma: — Caro amico mio, è un modo di dire, non la prendere così, passiamoci sopra e continuo a raccontare, oppure  no dimmi tu.

Bachisio, indeciso e offeso, chiese: — Se ti fermi però quando imparerò? Scusami Gonà…, andiamo avanti.

— Non è successo niente. Dicevo che alcuni sostengono che il periodo pittorico di Galtellì trova negli affreschi della Cattedrale di San Pietro una matrice culturale Umbro-Romana e anche Pisana. Il vescovo Magister, conferma lo stretto legame tra la Santa Sede e la bassa Gallura (1204-1206). Questa situazione solleticò molti maestri a venire a Galtellì.

Gonario, un po’ stanco dopo un racconto così contestato, abbracciò l’amico, prese la mandola, strimpellò e disse:— Ora torniamo a casa, riprenderemo domani.