22 settembre 2013: la giornata è iniziata all’alba con la consapevolezza di essere una piccola parte di un evento veramente storico. Come 5 anni fa il Santo Padre onora la nostra bella isola con la sua presenza, grazie anche alla sua devozione per lei, Nostra Signora di Bonaria. La corriera si lascia alle spalle San Luca molto presto con il suo “bagaglio” di pellegrini emozionati e ansiosi d’incontrare Papa Francesco, con la speranza di poterlo vedere da vicino e, perché no, di poterlo anche toccare. Al nostro arrivo una marea umana si presenta davanti ai nostri occhi: senza dubbio si sono svegliati prima di noi! Addirittura c’è chi ha dormito in piazza pur di essere in prima fila e non perdere questa grande occasione. Con un po’ di difficoltà riusciamo a raggiungere il nostro settore di appartenenza, ma la folla è veramente tanta e riusciamo con fatica a conquistarci un piccolo spazio...e chi si muove più? (Le sardine in scatola in confronto sono niente!). All’improvviso un boato… dalle immagini sui maxi schermi, piazzati un po’ ovunque per permettere a tutti di seguire le varie fasi dell’incontro, ci accorgiamo che l’aereo papale, un Falcon 900, è atterrato ad Elmas. Il grande viaggio incomincia! Il primo incontro fortemente voluto da Papa Francesco è stato con le persone che vivono la crisi sulla propria pelle: i lavoratori e i cassaintegrati, provenienti da ogni parte della Sardegna, che fin dalle prime ore dell’alba si erano radunati in Largo Carlo Felice. Una volta salito sul palco il Santo Padre ha ascoltato tre lavoratori in rappresentanza di tutti gli altri: una cassaintegrata, un’impren-ditrice e un agricoltore. Ognuno ha espresso le proprie difficoltà, le proprie problematiche e le proprie sofferenze. Papa Francesco che fino ad allora ha ascoltato in silenzio i vari interventi, saluta alla sua maniera, con un semplice “buongiorno”, ricorda la sofferenza e la povertà della sua famiglia, quando, nel 1930, emigrò in Argentina, si commuove, cerca di dare coraggio e soprattutto speranza e la forza di non arrendersi mai e andare avanti tutti insieme perché senza lavoro non c’è dignità. La papamobile si dirige, poi, verso il momento centrale della visita: il colle di Bonaria. Qui le persone sono ovunque, dal portone della basilica fino al molo di “su siccu”, dalle terrazze ai balconi; le strade sono fiumi viventi, si stima che ci siano almeno 400 mila presenze, arrivate da tutta l’isola. Il Papa ricorda gli argomenti a lui cari, il legame tra Cagliari e Buenos Aires, l’emigrazione, la pace nel mondo, ma il suo pensiero va anche a chi è solo, a chi è in carcere, a chi ha fame e a chi è malato. Dopo l’Angelus, la folla, sino allora in religioso silenzio esplode in un applauso scrosciante, una miriade di bandierine incomincia a sventolare, le mani alzate, striscioni e sciarpe ondeggiano ovunque e l’afa e il caldo opprimenti che tutta la mattina ci hanno assillato sono solo un ricordo. Ma la giornata di Papa Francesco è ancora lunga, dopo il pranzo in seminario, in cattedrale per stringere la mano ai detenuti in permesso premio e ai poveri per chiudere poi in bellezza incontrando i giovani nel Largo Carlo Felice. Musica, canti, balli, tanta allegria e tanta gioia hanno accolto il Santo Padre che ha trasmesso ai giovani un bellissimo messaggio per la vita: quello di non perdere mai la speranza e un incoraggiamento a creare un mondo migliore (impresa non tanto facile di questi tempi! ), a non lasciarsi abbattere dal pessimismo, a mettersi sempre in gioco e credere in se stessi, ma soprattutto a “fidarsi di Gesù”. Un bagno di folla indimenticabile in una giornata storica dove quest’uomo “venuto dalla fine del mondo” riesce ad entrare nel cuore di tutti. La sua figura, all’apparenza fragile, emana una forza sorprendente, l’intelligenza d’immedesimarsi in chi l’ascolta e la grande capacità di condivisione della vita altrui. La giornata è finita, l’aereo riparte alla volta di Roma lasciandoci tante emozioni che rimarranno impresse nei nostri cuori e la voglia di stringerlo forte forte in un grande abbraccio e dirgli: grazie Papa Francesco.
Rita