Dall'1 al 6 agosto 2023 si è svolta la 37° Giornata Mondiale della Gioventù, in Portogallo, con il Papa. La nostra GMG è in realtà iniziata un po' prima, con il mandato alla messa del sabato, durante la quale, davanti a tutta la comunità, ci sono state consegnate le maglie e la croce che avremmo usato durante il viaggio, impegnandoci a viverlo appieno nella preghiera in quanto testimoni. Il 31 luglio ci siamo incontrati in aeroporto, insieme agli altri oratori della Diocesi di Cagliari, per prendere il nostro volo Charter previsto per le 08:20. A seguito del volo ricco di euforia e di canti, siamo atterrati a Porto e abbiamo raggiunto in corriera la nostra prima destinazione, Fatima, in tempo per assistere alla messa presso il Santuario. È stato il nostro primo momento spirituale, vissuto sotto lo sguardo di Maria: vedere la piazza completamente gremita di persone o, meglio, di pellegrini come noi, colorata dalle bandiere dei diversi paesi alzate in alto simbolo per coloro che si ritrovavano in uno stesso luogo per la stessa ragione, è stato indescrivibile. Fin da quel momento abbiamo capito l'importanza del viaggio che stavamo intraprendendo e che abbiamo così fortemente voluto vivere. Verso sera siamo stati accolti nell'alloggio a noi assegnato, una scuola elementare a Sao Marcos, insieme ad altri 160 ragazzi della nostra Diocesi. Qui ci hanno accolto dei volontari, nostri coetanei che, nonostante neanche parlassero la nostra lingua, non hanno esitato a rendersi sempre disponibili per noi. Una volta sistemati nelle aule, diventate le nostre stanze per le successive cinque notti, ci siamo avventurati alla ricerca di un posto dove mangiare per cena, la prima di tante volte che, a parer mio, hanno certamente contribuito ad “animare” la nostra permanenza lì. La mattina del secondo giorno ci siamo recati a Casa Italia a Lisbona, che è stato un luogo di riferimento proprio per noi italiani durante tutta la GMG e dove l'Arcivescovo di Cagliari Baturi ci ha dato il benvenuto. In seguito, abbiamo visitato la città per poi assistere alla messa di Apertura presso il Parque Eduardo VII. L’attesa, stando seduti ore per terra, in mezzo a una distesa di gente proveniente da tutte le parti del mondo, ha contribuito a rendere ancora più emozionante il momento di ascolto delle parole del Patriarca di Lisbona che, nell’omelia, si è soffermato sul tema della GMG: “Maria si alzò e andò in fretta”. Proprio come noi giovani che siamo partiti per raggiungere Gesù, e così come dobbiamo avere fretta di portarlo agli altri. Il terzo giorno, dopo un momento di catechesi insieme ad altri ragazzi, siamo andati nuovamente a Lisbona per partecipare verso sera, insieme ad altri circa settantamila italiani, proprio alla Festa degli Italiani. Sono rimasta piacevolmente sorpresa da come, nonostante non ci conoscessimo, al contempo mi sia sentita in qualche maniera "a casa". È stato bello rendersi effettivamente conto di quante realtà italiane abbiano partecipato con gioia non solo a quella serata, ma come si percepisse e leggesse negli sguardi la gioia nel ritrovarsi lì, in quell'esatto momento e in quel preciso luogo, nel seguire come pellegrini la chiamata del Signore. Un momento che ricordo con il sorriso è stato, a fine festa, l'essersi casualmente ritrovati di fronte, dall'altra parte del binario della metro, un gruppo di ragazze provenienti dalla Spagna, che ci ha invitato a cantare e ballare insieme a loro in attesa che arrivasse il treno. Questo non è stato sicuramente l'unico caso, anzi, una componente davvero fondamentale è stata la molteplice condivisione avuta con gli altri pellegrini: dai canti in lingue diverse di canzoni tipiche del proprio paese, all'inno d'Italia cantato nei viaggi in treno insieme agli altri italiani, fino alle semplici conversazioni per conoscere le storie gli uni degli altri. O ancora, lo scambio di oggetti dei vari Stati, quali bandiere, zaini, portachiavi, braccialetti ma anche particolarità come sciarpe, magliette, cappelli, per portarci appresso ricordi delle persone incontrate durante questa incredibile settimana. Il quarto giorno è iniziato con un momento di riflessione e condivisione vissuta tra soli Azzurri, le cui tre parole chiave sono state Raccogliere, Scegliere, Gettare. Seduti in cerchio, uno per volta, abbiamo quindi raccontato a che punto della propria vita ci sentissimo di essere, tanto personalmente quanto nella nostra cristianità, da chi siamo stati raccolti per arrivarci, e come noi stiamo, a nostra volta, gettando le reti per raccogliere il prossimo. Come ogni nostra riflessione, non è stato solo un confronto superficiale, ma ognuno ha condiviso i propri traguardi così come i propri timori e incertezze per il futuro, e come ci stiamo impegnando per migliorare. Successivamente siamo andati a visitare il Santuario Nazionale del Cristo Rei a Lisbona, mentre la sera siamo stati alla Preghiera di Accoglienza, tenuta direttamente dal Papa. È stato il primo incontro con il Santo Padre, ed eravamo tutti rivolti verso il palco in attesa, trepidanti, di vederlo e di ascoltare le Sue parole, poiché per lui ci siamo messi in gioco e mobilitati in così numerosi. Il suo discorso si è basato sulla nostra chiamata d'amore di Dio; su come Gesù ci chiami per nome e ci ami esattamente per quello che siamo, con i nostri pregi così come i nostri difetti, nei momenti di gioia così come in quelli d'inquietudine e di difficoltà. Ci ha invitati a "trasmettere il linguaggio d’amore di Gesù: “Dio ti ama, Dio ti chiama”. Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che Egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale". È stato emozionante aver potuto testimoniare in prima persona quelle parole, ma soprattutto percepirle come fossero dirette proprio a me che ascoltavo. Per la mattina del quinto giorno siamo stati invitati nuovamente presso Casa Italia dal Mons. Baturi per vivere un momento di preghiera insieme a tutta la nostra Diocesi, durante il quale molti di noi hanno anche potuto vivere il sacramento della Confessione. Di sera, invece, ne abbiamo approfittato per poter prendere qualche souvenir in città e prepararci in vista della Veglia della notte seguente. Arrivato finalmente sabato 5 agosto, abbiamo raggiunto in metro Lisbona e, da lì, abbiamo percorso a piedi la strada, alquanto accaldata e faticosa, rimanente fino al Campo da Graça, insieme a più di un milione e mezzo di altri pellegrini. Una volta raggiunto nel primo pomeriggio il settore a noi dedicato, ci siamo posizionati e abbiamo atteso arrivassero le 21, ora di inizio della Veglia. Nel suo discorso, il Papa ha trattato il tema della gioia, definendola come missionaria, prendendo proprio l'esempio della doppia gioia di Maria che, nonostante avesse appena ricevuto dall’Angelo l’annuncio che avrebbe concepito il Redentore, si alzò e andò in fretta dalla cugina a sua volta incinta. Così anche noi giovani dobbiamo diventare radici di gioia. Il Santo Padre ci ha infatti posto proprio questa domanda: "Voi che siete qui, che siete venuti per trovare voi stessi, per cercare il messaggio di Cristo, per cercare il senso bello della vita, avete intenzione di tenere questo per voi o di portarlo agli altri? Per portarla agli altri, perché la gioia è missionaria!" Ha proseguito affermando come essa debba essere cercata anche quando si è stanchi o si è commesso un errore e, per farlo, ci si deve sempre rialzare, aiutando così anche gli altri a farlo, senza aver paura. È stato molto suggestivo, soprattutto il silenzio di milioni di persone, immerse nell’ascolto di quelle parole. Don Davide ci aveva più volte detto che il momento della Veglia sarebbe stato uno tra i più emozionanti e indimenticabili, e aveva ragione. Dopo la veglia ci siamo addormentati e, all'alba, siamo stati risvegliati più che dalla luce del sole, dall'improvvisa musica techno messa a tutto volume da Padre Guglielmo; nonostante l'iniziale spavento, è stato comunque un momento divertente, e aggiungerei abbastanza inaspettato. Alle 9 abbiamo assistito alla Messa di Chiusura, la cui omelia si è incentrata sui tre verbi brillare, ascoltare, non temere. Perché, proprio come ha detto il Papa, “Noi diventiamo luminosi, brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui. Il nostro Dio illumina. Sempre con la luce del Signore.”; dobbiamo ascoltare Gesù per non sbagliare strada, “perché Lui ha parole di vita eterna per noi, Lui rivela che Dio è Padre, è amore. Lui ci indica il cammino dell’amore”; e, rivolgendosi a noi giovani, “A voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”. Ho particolarmente sentito mie queste parole, in quanto mi ci sono maggiormente ritrovata e mi hanno fatto tanto riflettere. La sera verso le 20 ci siamo diretti in aeroporto e, da quel momento, abbiamo dovuto aspettare fino all’01:30 circa per partire, ma non si può certo dire di esserci annoiati o riposati; nonostante la stanchezza di aver passato una notte all'aperto e, in generale, un'intera settimana comunque abbastanza faticosa, abbiamo trovato il modo di rendere uniche perfino quelle che erano le ultime ore del nostro incredibile viaggio. Eravamo in fila al check-in insieme agli altri del nostro volo quando noi Azzurri abbiamo iniziato a cantare le tipiche canzoni del sabato a messa, diretti ovviamente da Donda, e a cui si sono aggiunti tutti, creando così un unico coro che ha alleggerito gli animi e rasserenati, anticipando un po' il ritorno a casa. Poi, noi Azzurri ci siamo seduti in cerchio per terra nel bel mezzo dell'aeroporto, per confrontarci ognuno su come avesse vissuto l'esperienza e cosa ne avesse tratto. Mi ricordo di essere stata l'ultima a parlare, proprio perché non riuscivo a trovare le parole adeguate che potessero descrivere quell'insieme di sensazioni provate nel rivivere, nella mia mentre, tutto ciò che avevo vissuto in soli otto giorni. Personalmente non mi aspettavo di riuscire a mettermi così tanto in gioco e adattarmi ad una realtà estremamente diversa da quella che vivo quotidianamente; non sapere con certezza che cosa mi avrebbe aspettato, dove avrei dormito e dove (e se) avrei mangiato, un po' mi spaventava. Questo viaggio penso mi abbia fatto crescere davvero tanto, non solo personalmente, ma soprattutto nella mia Fede, ragione principale di questo pellegrinaggio. Non ci sarei però riuscita se non fosse stato per i miei compagni di viaggio: come gruppo, penso non avrei potuto condividere quest'esperienza con persone migliori; ogni qual volta avessi paura c'era sempre qualcuno a rassicurarmi, pronto ad aiutarmi nelle difficoltà. Ci siamo sempre stati gli uni per gli altri, sapevo di non essere sola, e per questo mi sentivo sempre al sicuro. Sono contenta di aver condiviso queste emozioni proprio con loro, e sono grata a don Davide per averci permesso di viverle.Insomma, siamo atterrati alle 05 del mattino stanchi, infreddoliti, raffreddati e (io) con la febbre, contenti di riunirci alle nostre famiglie. Eravamo tornati a casa, ma una parte di noi rimarrà sempre a Lisbona.
Carla
Qui di seguito vengono riportate 4 testimonianze diverse di alcuni giovani azzurri che hanno partecipato alla GMG: ciascuno di loro ha scelto un oggetto che rappresentasse la propria esperienza e partendo da questo si sono raccontati. I testi sono stati scritti per il campo-scuola dei ragazzi verdi delle superiori a cui gli azzurri hanno dedicato le loro testimonianze.
MARIA VITTORIA MAMELI
L'oggetto che vi ho portato io è la mia felpa azzurra. Una semplice felpa, seppur con un bellissimo logo, che mi ha accompagnato in tanti momenti importanti... anche alla GMG. Era sempre con me. Ce la portavamo appresso tutto il giorno, legata in vita, appesa allo zaino, sulle spalle... era il nostro segno distintivo. Sapete, quando Don ci ha proposto di fare questa esperienza, io non ero affatto convinta di partire. Prima di tutto mi spaventava l'idea di andare in un posto così lontano da casa, senza alcun tipo di comfort. Avevo paura di non essere in grado, di non riuscire ad adattarmi, di stare male... e addirittura avevo paura di perdermi. Si avevo paura di non trovare più il mio gruppo e perdermi tra la folla. Milioni e milioni di giovani di tante nazionalità... tutti diversi. Come avrei fatto? Alla fine, non so come, Don mi ha convinto, e da lì sono iniziati i vari autofinanziamenti che abbiamo fatto durante tutto il corso dell'anno. Già da lì ho notato che ognuno di noi si stava impegnando per dare il suo contributo... ci siamo aiutati a vicenda, ci siamo supportati e insieme abbiamo dimostrato a tutta la nostra comunità quanto ci tenessimo a fare questo viaggio, li abbiamo resi in grado di credere in noi e loro ci hanno dimostrato tutto il loro affetto. Durante tutto l'anno abbiamo creato davvero una bella squadra. Abbiamo fatto ancora più gruppo. E questo clima è rimasto tale anche a Lisbona. Ci siamo dovuti sopportare tanto... ma ci siamo anche supportati, siamo stati uniti, ognuno era fondamentale per l'altro. Mi viene anche da dire che siamo stati proprio come una famiglia... e anche se eravamo lontani dalle nostre abitazioni... siamo stati casa. Uniti nella fatica, uniti nelle decisioni, ma soprattutto uniti nella fede... Sapete qual è la cosa che mi è rimasta più impressa della GMG? La felicità che vedevo in tutte le persone che ho incontrato... spesso si cantava per strada o sulla metro, si ballava, si salutavano persone che non avevi mai visto prima, ma che, in quel momento sembravano essere tutti tuoi fratelli. "Si vede, si sente, Gesù è qui presente". Dio era davvero in mezzo a noi, non solo nel nostro gruppo, ma anche in tutta Lisbona... Dio era veramente presente... Dio c'è... è qui... ora. E questa felpa rappresenta proprio questa bella unione... davvero la mia seconda famiglia... la mia seconda casa.
NICOLA ANELLI
Oggetto: Radio. Porto questo oggetto che è uno di quelli che ci sono stati consegnati all'interno del Kit per la GMG, perché simboleggia il modo in cui ho affrontato la mia GMG, ma non solo, anche il modo in cui cerco di affrontare la vita di tutti i giorni. Come vedete questa radio è dotata di un selettore per scegliere il tipo di frequenza e poi di 2 rotelline, una per il volume e una per trovare la frequenza giusta seguendo i numeri. Questa Radio ci è stata donata appunto per cercare e trovare la frequenza che trasmettesse le messe o comunque i momenti di preghiera comuni tradotti in italiano. Perché dico che questa radio rappresenta il modo in cui ho vissuto la GMG, perché come quando tutti noi usavamo la radio ed eravamo alla ricerca della giusta frequenza, anch'io lo ero, alla ricerca. Alla ricerca di Dio, di Cristo, ho cercato nel mio cuore la giusta frequenza in cui Dio mi potesse parlare. Sono stato alla ricerca di Dio, in tutte queste esperienze estive, e come quando si usa la radio a volte non sei sintonizzato bene e quindi non riesci a sentire con chiarezza, ma quando finalmente trovi la giusta frequenza il suono si schiarisce e senti chiaramente, senti la sua voce che ti chiama, che ti chiama a fare del bene, che ti illumina il cammino e ti indica la strada. Ricordo che alla GMG c'è stato un momento in cui mi sono reso conto della sua presenza: è stato dopo la veglia del sabato notte, quando mi sono ritrovato a camminare e mi sono guardato attorno e ho visto questa marea di giovani che festeggiavano, che sorridevano, che ballavano, che cantavano. In quel momento mi sono sentito realmente felice, ho pensato al fatto che anche loro erano felici di essere tutti insieme lì, in un campo molti kilometri lontano da casa, magari in un altro continente, per la stessa ragione, per festeggiare insieme la bellezza di essere cristiani, di essere lì per lui. La presenza di Dio, l'ho trovata anche nei miei compagni di viaggio, il mio gruppo, gli azzurri. Che mi hanno sopportato e supportato, che sono stati la spalla su cui poggiarsi quando si era stanchi e la mano che ti rialzava quando eri a terra. Ma la cosa che mi è piaciuta di più e che mi ha fatto sentire orgoglioso di essere un azzurro e che ho potuto vedere in mezzo a tanti altri gruppi di oratorio la bellezza del nostro gruppo, solare, attivo, unito, felice. Insomma un gruppo che cammina con fede. Se penso a quello che mi ha lasciato questa esperienza è che come ci hanno detto il papa e Don Davide nel momento di riflessione finale, è che noi abbiamo il dovere, essendo stelle, di brillare della luce di Dio sempre più nella nostra vita, essendo testimoni del suo amore.
LEONARDO CASTAGNOLI
Il succo della mia testimonianza ruota intorno ad uno degli oggetti che ci è stato dato, facente parte del kit degli italiani che sarebbero partiti per vivere l’esperienza della GMG. L’oggetto in questione è la torcia. Molto semplicemente se si prova ad immaginare per quale motivo questa torcia fosse parte del kit la risposta salta subito alla mente: “per illuminare la strada nei momenti di buio”, “per permetterci di camminare in sicurezza” o tante altre sfaccettature dello stesso concetto che è quello di “essere guidati”. La torcia è quella cosa che ti guida, che ti permette di andare avanti. Non sei tu che ti abbandoni completamente a lei, essa indica solo la strada, cammina sempre con te, ma sei tu a dover mettere un piede davanti all’altro e proseguire, proprio come può essere la relazione che c’è tra te e Dio. Partire per la GMG mi ha dato la conferma di essere ad un punto del mio cammino, o meglio navigazione, in cui finalmente ciò che si trova davanti a me pare essere illuminato. Sapete, io sono qui fin dai primi mesi di questo oratorio di San Luca, ma in realtà non ci sono sempre “stato veramente” o forse proprio “mai”, questo è anche il motivo per il quale qualcuno di voi mi conosce meglio di altri, o alcuni di voi forse non mi conoscono affatto. Questo perché io ho sempre brancolato nel buio. Avevo la torcia, perché ero un membro dell’oratorio, ma era scarica e non vedevo nulla se non la punta del mio naso. Mi mancava quella consapevolezza della fede che ti fa sentire Dio sempre con te, che ti fa provare la gioia del servizio, che ti spinge a partecipare e immergerti sempre di più in ogni esperienza che si può fare, o che ti fa ringraziare alla fine di ogni giornata per ogni cosa bella, che ti fa pensare che tutto ciò che c’è di bello sia opera di Dio. Grazie al nostro viaggio ho potuto sentire tutto ciò. La giornata mondiale della gioventù, le catechesi che abbiamo fatto, ma tutto l’ambiente di festa, ringraziamento e forte fede è come se avessero acceso questa torcia che io tenevo spenta. Il mio cammino, di vita secondo i valori Cristiani, quello della mia fede, ora sono illuminati e so dove sto andando, non sono più al buio. Perché ora sento la presenza di Dio nella mia vita. Mi preme anche ringraziare tutto il gruppo di azzurri con i quali sono partito, ragazzi che prima non conoscevo e ora considero come una famiglia, e di cui sono fiero di far parte. Ricordo una frase del papa che mi ha colpito molto riguardo l’amicizia ed il relazionarsi con gli altri “non possiamo mai guardare dall’alto in basso un nostro fratello, se non per aiutarlo a rialzarsi”. E spero che possa far riflettere anche voi, perché sapersi relazionare con gli altri è importante, sia per ricercare che per essere ricercati, per cercare di essere sempre la miglior versione di noi stessi. Concludo ripetendomi, e riaffermando la bellezza e l’importanza di questo viaggio che ha acceso definitivamente in me quella luce che mancava. Mi ha fatto provare dei sentimenti che guideranno il mio cammino a lungo. Ringrazio anche voi, perché magari chi più chi meno, probabilmente tramite le vostre famiglie, ci avete permesso di partire e vi auguro di poter vivere nella vostra vita un’esperienza simile.Come sono stato io testimone della mia esperienza, anche voi dovete essere testimoni di tutto il bello che la fede vi fa provare. Siate testimoni per gli altri, brillate, illuminate le persone intorno a voi e sono sicuro che riceverete indietro molto di più di quello che darete Grazie.
MARTINA
Tre anni fa ho iniziato il mio cammino in oratorio con un gruppo ristretto di ragazzi. Questo gruppo con gli anni è diventato sempre più numeroso, e ad oggi posso dire con certezza che considero tutti loro come una seconda famiglia. Insieme abbiamo vissuto tanti momenti ed esperienze bellissimi, uno di questi è stato la partecipazione alla GMG di Lisbona. Quando Donda ha espresso il suo desiderio di farci vivere questa esperienza, alcuni di noi erano un po’ titubanti me compresa. Personalmente avevo tanta paura di non riuscire a superare tutte le difficoltà che avrei incontrato in questa nuova avventura ma la consapevolezza di avere tutti loro accanto mi tranquillizzava. Alla partenza ho indossato il cappellino che ho trovato nel kit del pellegrino che ci è stato consegnato. Questo cappellino è stato sempre con me e vi assicuro che io non amo indossarli solitamente, eppure notte e giorno era sulla mia testa. Indossarlo mi dava un senso di protezione, la stessa protezione che ho percepito da parte del gruppo e soprattutto quella di Dio. Il momento in cui ho percepito più di tutti questo senso di protezione è stato nel weekend quando ci siamo messi in pellegrinaggio verso Parque Tejo dove si sarebbe svolta la veglia il sabato sera e la messa con il Papa la domenica mattina. Siamo partiti prestissimo con due zaini a testa e già li la fatica si faceva sentire, ad un certo punto si è aggiunto un terzo peso, ovvero la sacca che conteneva i pasti per quei due giorni. In quel momento ho iniziato a sentire molta stanchezza e come mio solito ho iniziato ad agitarmi, però tutto ciò è durato molto poco perché sentivo che il gruppo mi avrebbe sorretta e aiutata, qualsiasi cosa fosse successa. Ci siamo fermati per riposare ho fatto un bel respiro, ho bevuto, mangiato, mi son guardata intorno e siamo ripartiti. Una volta arrivati ci siamo sistemati nel nostro settore ed abbiamo aspettato tutti insieme la veglia. Penso che il momento della veglia sia stato uno dei momenti che mi rimarrà più impresso nella memoria. Emozionante vedere un milione e mezzo di persone tutte lì insieme per lo stesso motivo. È stato bellissimo ascoltare le parole del Papa, in quello che diceva vedevo la mia situazione ed è riuscito ad infondermi la forza che cercavo da tanto tempo. Questa esperienza mi ha dato tanto, è stato bello incontrare tantissimi giovani provenienti da tutto il mondo e vedere nei loro volti sorridenti tanta gioia. Nelle strade si cantava, si suonava tutti insieme, eravamo felici! Questa GMG mi ha fatto provare sensazioni e vivere esperienze che ogni giorno mi lasciavano a bocca aperta, ho provato una gioia, una felicità che non provavo da troppo tempo e questo mi ha fatto capire che quella gioia non dovevo lasciarla lì, dovevo portarla con me e cercare in tutti i modi di trasmetterla a chi mi aspettava a casa e spero di essere riuscita nel mio intento. Auguro a tutti di poter vivere un'esperienza così unica e speciale, e di poterla vivere con delle persone che per voi sono casa con le quali sentite di essere protetti.